Magnani: “La capacità competitiva delle nostre imprese è nel capitale umano”

Nonostante la crisi economica, la globalizzazione e la rivoluzione digitale, secondo Marco Magnani – economista ad Harvard e in LUISS, che da 30 anni vive, studia e lavora tra Stati Uniti e Italia – oggi ha ancora senso per le imprese investire nel territorio che può costituire un inatteso vantaggio competitivo.

Magnani

Soprattutto nelle economie avanzate dove capacità d’innovazione e qualità dei collaboratori sono fattori decisivi per competere – spiega Magnani che ha lavorato in banche d’affari per circa 20 anni, in JpMorgan a New York e Mediobanca a Milano, nominato Young Global Leader dal Wolrd Economic Forumil capitale umano costituisce una dimensione strategica del territorio”.

Marco Magnani è membro del Comitato Guida di Welfare Index PMI, inoltre Editorialista de IlSole24Ore e di AffarInternazionali. Autore di Sette Anni di Vacche Sobrie, UTET, Creating Economic Growth, PalgraveMacmillan e Terra e Buoi dei Paesi Tuoi.

Globalizzazione, crisi economica, e rivoluzione digitale.

 

Terra e buoi dei paesi tuoi

Nel suo ultimo saggio Terra e buoi dei paesi tuoi la tesi è che per resistere a questi tsunami l’arma segreta delle PMI sia il legame con il territorio.

Perché non è un paradosso?

Siamo davanti a tre grandi sfide epocali che se da una parte possono travolgere la piccola e media impresa, dall’altra creano delle opportunità. Una possibile arma segreta per le imprese è proprio quella di tornare a valorizzare il territorio che va oltre il luogo fisico della produzione, investendo sulle sue molteplici dimensioni: dalla scuola, alla formazione, alla ricerca, all’università, fino al welfare aziendale. La piccola e media impresa per affrontare queste sfide deve avere radici profonde nel territorio e antenne tese sul mondo.

Qual è il ruolo del capitale umano nella crescita del territorio?

Il capitale umano è fondamentale perché consente di fare innovazione, la caratteristica di gran lunga più importante nelle economie avanzate. L’impresa deve essere in grado di attrarre, formare e trattenere sul proprio territorio le persone, investendo in scuola, formazione e welfare aziendale per motivare appieno i propri collaboratori e attirare le risorse più adatte all’azienda.

Lei sostiene che l’azienda non debba fare filantropia. Perché?

La filantropia è un’attività lodevole ma deve essere lasciata all’imprenditore come persona fisica, o ai semplici cittadini, oppure alle istituzioni. L’impresa deve invece concepire ogni intervento sul territorio come un vero e proprio investimento, pretendendo cioè un ritorno. Soltanto in questo caso gli investimenti saranno sostenibili nel lungo periodo, per questo nel mio libro parlo di “egoismo lungimirante” o “altruismo interessato“.

Per quali motivi secondo lei il welfare aziendale ha grande potenziale di crescita in Italia?

Il welfare pubblico è in calo per evidenti motivi di bilancio ma a fronte di una diminuzione dell’offerta assistiamo ad una crescente domanda di welfare da parte dei lavoratori. Con una domanda crescente e un’offerta discendente si crea un vuoto che deve essere riempito, a mio parere, da una collaborazione tra impresa e dipendenti che può avere vantaggi per entrambi.

Di quali vantaggi parla?

Per il lavoratore è la risposta ad una domanda crescente di welfare aziendale che il settore pubblico non riesce più fornire, allo stesso tempo per l’impresa può essere un modo per motivare ulteriormente i propri dipendenti, legando i pacchetti retributivi anche alla produttività aziendale. È una situazione win-win, con vantaggi sia per l’impresa, sia per il lavoratore e con una ricaduta positiva anche sul territorio circostante poiché i servizi di welfare aziendale, come asili o formazione, che saranno offerti sempre di più ai lavoratori dalle imprese, in grande misura saranno acquistati sul territorio.

Qual è il valore di un progetto come Welfare Index PMI di cui lei è uno dei membri del Comitato Guida?

Welfare Index PMI ha sicuramente un valore scientifico: per la prima volta è stato creato un indice che misura la qualità del welfare aziendale offerto dall’impresa ai propri dipendenti, assegnando un vero e proprio punteggio della qualità delle iniziative messe in campo. Inoltre, c’è un aspetto importante relativo alla comunicazione, perché attraverso questa misurazione e i questionari inviati alle PMI, molte piccole e medie imprese italiane imparano alcune forme di welfare aziendale di cui prima non erano a conoscenza.

Nel libro racconta le Buone Pratiche della provincia italiana. Può raccontare perché ha scelto la storia di Elica, leader nel mondo nel settore delle cappe per cucina con circa un centinaio di dipendenti, per il welfare aziendale?

Ho scelto volutamente esempi di piccola e media impresa a gestione familiare della provincia italiana perché questa è l’ossatura dell’economia del nostro Paese. Per quanta riguarda il welfare aziendale Elica, impresa marchigiana all’avanguardia in questo senso, ha saputo mantenere e consolidare un rapporto speciale con i propri collaboratori, creando un ambiente di lavoro familiare e di alta qualità. Oltre alle iniziative di welfare più classiche, dallo smart-working, alla flessibilità negli orari di lavoro, ai congedi parentali, fino agli interventi a favore dei figli dei dipendenti, solo per citarne alcuni, Elica ha ideato E-straordinario, un progetto di formazione molto originale che ha portato nel mondo industriale corsi di arte moderna per tutti i dipendenti, dagli operai agli ingegneri e senza tener conto della loro funzione, perché si ritiene che la comprensione dell’arte moderna aiuti lo sviluppo della creatività e del problem-solving, importanti nell’attività aziendale.

Come si immagina la PMI del futuro?

Sopravviveranno le imprese in grado di concentrarsi su produzioni di tipo complesso e quindi difficilmente replicabili dai concorrenti, mantenendo profonde radici nel territorio e antenne tese sul mondo. La PMI del futuro dovrà essere una sorta di integratore tra le conoscenza e le competenze del proprio territorio con i cambiamenti dei mercati internazionali. Inoltre in un’economia avanzata l’aspetto fondamentale è appunto l’innovazione, frutto delle idee delle persone. Per questo oggi il welfare aziendale è una leva strategica.