Welfare Index PMI un anno dopo: ecco i motivi per cui le PMI italiane fanno welfare

Quali sono motivi che spingono gli imprenditori italiani ad attuare pratiche di welfare e qual è il grado di soddisfazione dei lavoratori?

Ecco cosa ha evidenziato la ricerca #WelfareIndexPMI 2017

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Investire nel benessere dei dipendenti fa crescere l’azienda il territorio e la comunità.
E, se questa affermazione è vera nel suo essere, la seconda edizione del #WelfareIndexPMI 2017 ce lo ha dimostrato ancora una volta in concreto.
La premiazione delle migliori aziende italiane nella pratica del welfare aziendale e, soprattutto l’analisi del nuovo Rapporto 2017, hanno evidenziato che chi fa welfare cresce e che aumenta la convinzione nel farlo.

Ma quali sono oggi i motivi che spingono gli imprenditori italiani ad attuare pratiche di welfare?
C’è da premettere che le piccole e medie imprese, in Italia, si basano sul rapporto diretto con i lavoratori e che la cura del rapporto con le persone è un interesse primario dell’imprenditore e dei responsabili dell’azienda.

In quest’ottica, l’obiettivo principale che induce le imprese ad attuare iniziative di welfare aziendale, è migliorare la soddisfazione dei lavoratori e il clima interno.
Indipendentemente dal settore produttivo di appartenenza e dalla grandezza delle imprese, questo obiettivo è considerato prioritario da più del 50% delle imprese intervistate con la Ricerca.
Nella scelta di attuare iniziative di welfare, insomma, la maggior parte delle PMI è focalizzata su obiettivi di gestione del personale, come appunto “migliorare la soddisfazione e il clima” ma anche “fidelizzare i lavoratori”.

Quegli obiettivi invece di carattere economico-gestionale – come “incentivare la produttività del lavoro” o “contenere il costo del lavoro grazie ai vantaggi scali”, vengono considerati prioritari, nelle politiche di welfare aziendale, solo dal 20% delle imprese. In merito al primo, va anche sottolineato che solo le PMI dell’industria danno importanza maggiore a quest’obiettivo. La percentuale così bassa di quest’ultimo tipo di obiettivi però non ne sminuisce l’importanza per le imprese: si tratta infatti di un’apparente sottovalutazione. In realtà gli imprenditori ritengono che il welfare aziendale abbia un impatto non immediato sulla produttività e si attendono risultati nel lungo termine più che nel breve. Gli incentivi fiscali non sono considerati lo scopo per cui attivare le iniziative di welfare, ma sono certamente decisivi per renderle fattibili.

Nella top ten degli obiettivi, infine, assumono decisamente una posizione secondaria quelli legati alla responsabilità dell’impresa come “migliorare l’immagine e la reputazione aziendale”, che sono una spinta irrilevante nell’attuare iniziative di welfare, prese in considerazione da meno del 10% delle imprese.

Nelle pagine del Rapporto 2017 è possibile trovare tutti i dati ed un’attenta analisi rispetto alla “distribuzione” di questi obiettivi ma, quello che piacevolmente emerge e che vogliamo sottolineare in questa sede è come, le imprese che investono significative risorse nelle iniziative di welfare hanno già verificato impatti positivi sui risultati aziendali e soprattutto sulla soddisfazione dei lavoratori!

Dalla ricerca emerge che un piccolo gruppo di imprese ha riscontrato netti miglioramenti nelle aree della gestione del personale: soddisfazione dei lavoratori e clima aziendale; fidelizzazione degli stessi e perfino una riduzione dell’assenteismo. Con una buona comunicazione aziendale – mail, bacheche, intranet – è possibile aumentare nei lavoratori la consapevolezza dei benefici offerti dai servizi di welfare, spingendone così l’utilizzo e ovviamente il gradimento.

Le iniziative di welfare più apprezzate dai lavoratori, secondo le PMI intervistate, sono: la sanità integrativa e le prestazioni di prevenzione, le forme di conciliazione vita-lavoro e i benefit di carattere più tangibile, come i buoni d’acquisto e le altre facilitazioni economiche.

C’è poi da rilevare che, secondo le imprese intervistate, per ottenere buoni risultati conta l’approccio generale dell’azienda più delle singole iniziative: l’affermazione di valori autenticamente vissuti, l’attenzione verso le persone, la vicinanza tra la direzione e i lavoratori, la coerenza dei comportamenti. Un approccio questo, che consente di coinvolgere il personale, aumentare il loro gradimento e di ottenere con facilità i risultati attesi. Il profilo delle aziende proattive partecipative infatti – quelle cioè caratterizzate dall’iniziativa autonoma delle imprese, dalla disponibilità a sostenere costi aggiuntivi e dal coinvolgimento dei lavoratori – è quello che ottiene i risultati di gran lunga migliori. Più dell’85% delle imprese appartenenti a questo segmento segnalano impatti positivi tanto nella soddisfazione e fidelizzazione dei lavoratori quanto nell’immagine dell’azienda e nella produttività del lavoro.

Insomma, con la seconda edizione del Rapporto #WelfareIndexPMI possiamo continuare ad affermare che il Welfare in Italia si fa, che “si fa bene” e soprattutto che… fa crescere l’impresa!