Perché fare welfare conviene alle aziende (e non solo)? Lo spiega il professor Marco Meneguzzo

Da qualche anno si sente sempre più spesso parlare di welfare aziendale, anche in virtù della continua attenzione del legislatore alla regolazione e incentivazione delle iniziative rientranti in questo ambito. Se le Leggi di Stabilità 2016 e 2017 avevano aperto la strada al welfare aziendale, prevedendo una serie di agevolazioni fiscali per imprese e dipendenti che usufruissero di beni e servizi di welfare come strumenti a sostegno della retribuzione, con la Manovra 2018 viene ampliato il ventaglio delle soluzioni a tale scopo. In particolare, la Legge di Bilancio 2018 ha modificato il comma 2 dell’articolo 51 del testo unico delle imposte sui redditi, prevedendo l’esclusione dal reddito di lavoro anche di quelle “somme erogate o rimborsate alla generalità o a categorie di dipendenti dal datore di lavoro o le spese da quest’ultimo direttamente sostenute, volontariamente o in conformità a disposizioni di contratto, di accordo o di regolamento aziendale, per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale del dipendente e dei familiari”. Dunque, da quest’anno, anche gli abbonamenti per viaggiare su mezzi pubblici come bus, tram, metro e treni rientrano tra i benefit potenzialmente attivabili dalle imprese in un’ottica di welfare aziendale, sommandosi alle altre iniziative già intraprese e che il Rapporto Welfare Index PMI 2017 ha sinteticamente raggruppato in 12 aree principali:

  • previdenza integrativa;
  • sanità integrativa;
  • servizi di assistenza;
  • polizze assicurative per il personale;
  • conciliazione vita-lavoro, sostegno ai genitori, pari opportunità;
  • sostegno economico;
  • formazione per i dipendenti;
  • sostegno all’istruzione di figli e familiari;
  • cultura, ricreazione e tempo libero;
  • sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale;
  • sicurezza e prevenzione degli incidenti;
  • welfare allargato al territorio e alla comunità.

Ma chi beneficia delle iniziative di welfare aziendale? Sicuramente i dipendenti, che percepiscono un maggiore guadagno grazie all’erogazione di benefit che non sono tassati in busta paga e che contribuiscono a facilitare la conciliazione tra vita privata e lavoro e ad aumentare il loro benessere. Dal canto loro, le aziende, grazie alle strategie di welfare, oltre alla possibilità di ottenere vantaggi fiscali, possono instaurare un rapporto di maggiore reciprocità con i propri lavoratori, in grado di determinare una serie di altri benefici, tra cui:

  • miglioramento del clima e del benessere organizzativo;
  • incremento della reputazione aziendale;
  • aumento del senso di appartenenza e di fidelizzazione dei propri dipendenti;
  • maggiore capacità di attrazione di nuovi talenti;
  • riduzione del turnover.

Tutti fattori in grado di aumentare la produttività dei lavoratori e, dunque, la profittabilità dell’impresa. Ovviamente, l’impatto sui risultati aziendali delle iniziative di welfare aziendale è difficilmente misurabile e quantificabile nell’immediato. Tuttavia, come indicato nel Rapporto Welfare Index PMI 2017, alcune piccole e medie imprese hanno segnalato di aver già registrato netti miglioramenti, in particolar modo per quanto concerne la gestione del personale:

  • nella soddisfazione dei lavoratori e nel clima aziendale (9,5% delle imprese del campione);
  • nella fidelizzazione dei lavoratori (9,4%);
  • nella riduzione dell’assenteismo (4,1%).

Impatti positivi sull’immagine dell’azienda sono stati segnalati dal 7,4% delle imprese, mentre il 3% ha dichiarato di aver ottenuto un incremento della produttività. Questi risultati sono destinati a salire nei prossimi anni: una quota di imprese tra il 25% e il 30% hanno infatti dichiarato di aver ricevuto segnali incoraggianti dalle iniziative di welfare attivate, ma si aspettano che miglioramenti maggiormente significativi avvengano a lungo termine.

Ma a godere dei benefici del welfare aziendale non sono soltanto imprese e lavoratori, ma anche il sistema Paese nel suo complesso. Infatti, oltre a rafforzare il legame tra le imprese e i propri territori e a garantire l’offerta di beni e servizi legati a bisogni non adeguatamente coperti dal welfare pubblico, il welfare aziendale è in grado di accrescere la coesione sociale del Paese e a stimolarne lo sviluppo socio-economico. Basti pensare alle potenzialità di crescita per tutti quegli operatori individuali e per tutte quelle aziende, pubbliche e private, profit e non profit, che forniscono servizi negli ambiti del welfare aziendale.

È ancora presto per fare delle stime. Possiamo però essere certi che il welfare aziendale conviene. E fa bene alla nostra economia e alla nostra società.

Prof. Marco Meneguzzo
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”