La nostra intervista a Francesco Postorino, Direttore generale di Confagricoltura

La redazione di Welfare Index PMI ha intervistato il Direttore generale di Confagricoltura Francesco Postorino che ha dichiarato: “Oggi l’ostacolo principale per lo sviluppo del welfare aziendale è rappresentato dall’assenza di servizi locali che possano supplire alle carenze di organizzazioni e imprese molto piccole nella gestione dei piani e dei servizi di welfare”.

1) Quante sono le PMI nel settore Agricoltura? Sono equamente distribuite su tutto il territorio o concentrate in alcune aree del Paese? Come si presenta, insomma, la fotografia dell’agricoltura all’inizio del 2018?

Complessivamente le PMI agricole sono 750mila distribuite su tutto il territorio italiano, ci sono differenze nelle dimensioni, con una media di circa 12 ettari, che piano piano si sta alzando, anche se siamo ancora lontani dalla media europea che si aggira intorno a 36 ettari. Il cosiddetto nanismo è una caratteristica strutturale del Paese, dovuto alla genesi ed alla evoluzione delle aziende stesse. Da segnalare anche la presenza di molte nicchie di produzione con alto valore aggiunto.

2) Quali sono le caratteristiche del vostro settore?

In particolare le piccole dimensioni delle imprese e la maggioranza di lavoratori a tempo determinato, caratteristica legata alla stagionalità del lavoro agricolo, condizionano molto il welfare. In generale inoltre, le strutture produttive agricole sono a carattere familiare e il welfare spesso è lasciato all’iniziativa personale del datore di lavoro. L’agricoltura ha una tradizione di welfare legata alle vecchie organizzazioni del lavoro, le cascine e le fattorie, che raccoglievano molto famiglie e avevano una propria organizzazione sociale.

3) Quali invece i bisogni emergenti?

Oggi la popolazione che abita in campagna si è molto ridotta e tra le esigenze più diffuse ad esempio: raggiungere il posto di lavoro o svolgere pratiche burocratiche visto che molti dei lavoratori del settore agricolo sono stranieri. Nelle imprese più strutturate si stanno organizzando servizi di welfare che vanno dall’asilo nido, alla cultura fino al tempo libero.

4) Quali sono state le novità dell’ultimo anno in materia di welfare aziendale per le PMI agricole?

Si è trattato soprattutto di novità che hanno legato il welfare a benefici fiscali e sarebbe importante per un ulteriore sviluppo del welfare la realizzazione di ulteriori normative che incentivino l’attivazione di servizi a supporto dei lavoratori, al di là dell’area fiscale. Ad esempio, potrebbe essere molto utile per il settore dell’agricoltura, data l’elevata presenza di lavoratori immigrati, che l’assistenza per le pratiche burocratiche fosse gestita assieme alle strutture pubbliche, onde evitare che tutti gli oneri ricadano sulle imprese agricole. Bisogna insomma coniugare il supporto fiscale con le iniziative degli enti locali, dialogo che fino ad ora è mancato.

5) Quali sono secondo lei gli ostacoli maggiori che frenano lo sviluppo del welfare nel nostro Paese e nel vostro settore in particolare?

Oggi l’ostacolo principale è rappresentato dall’assenza di servizi locali che possano supplire alle carenze di organizzazioni e imprese molto piccole nella gestione dei piani e dei servizi di welfare.

6) Quali sono secondo lei i vantaggi concreti per un’impresa che abbia attivato un piano di welfare? Può citare qualche esempio concreto di Buone pratiche?

Le imprese che hanno messo in moto servizi di welfare ci raccontano che il clima aziendale migliora e ne deriva una maggiore e migliore produttività, con una partecipazione del lavoratore alla “vita” dell’azienda. Tra i buoni esempi è recentissima la notizia di un’importante azienda agricola che ha scelto di coinvolgere tutti i suoi dipendenti in un’assicurazione sanitaria, che al di là della dimensione aziendale indica come si stia sviluppando una sensibilità rilevante sul tema del welfare.

7) In che modo sostenete lo sviluppo del welfare nelle piccole e media imprese?

Confagricoltura cerca innanzitutto di estendere il welfare ad un numero sempre maggiore di PMI e per farlo siamo impegnati a conoscere e capire le esigenze specifiche delle imprese sul territorio, toccando con mano i loro bisogni. Il supporto al tema del welfare ci ha portato a rinsaldare le relazioni territoriali che altrimenti si sarebbe rischiato di perdere, rimettendo al centro la dimensione umana.

8) Qual è secondo lei l’utilità dell’iniziativa Welfare Index PMI a cui partecipate fin dalla prima edizione?

Partecipiamo con convinzione all’iniziativa Welfare Index PMI fin dalla prima edizione che ha la caratteristica fondamentale di ampliare il tasso di sensibilità su un tema delicato e importante come il welfare aziendale. Inoltre, ogni anno il Rapporto ci restituisce la fotografia dello sviluppo reale del welfare nel nostro Paese con una visione intersettoriale che include tutti i principali settori produttivi e dai dati che emergono registriamo che c’è ancora tanto lavoro da fare per diffondere la conoscenza degli strumenti e delle opportunità legate al welfare.