Vantaggio competitivo solo per le aziende che adotteranno buone pratiche di welfare

Il Welfare aziendale cresce e la Legge di stabilità 2016 e i decreti attuativi della stessa spingeranno ancora di più la sua crescita.

Ma come cresce? In che direzione? La sua espansione potrà davvero contribuire oltre che al benessere dei lavoratori nelle aziende anche alla crescita sociale dei territori? Il Welfare Index PMI promosso da Generali Italia in collaborazione con Confindustria e Confagricoltura, ha certamente contribuito ad una lettura più precisa del fenomeno nelle piccole-medie imprese (con meno di 250 dipendenti) che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano restituendo un’inedita fotografia di ciò che sino ad oggi le imprese italiane hanno messo in campo come iniziative di welfare e indicando con nove premi e due menzioni speciali alcune best practice a cui guardare.
Buone pratiche che troverete raccontate, insieme ad altre da noi selezionate, nelle pagine che seguono.

Lucia Sciacca, direttore Comunicazione e Social Responsibility di Generali Country Italia ha partecipato passo dopo passo alla nascita e al debutto del Welfare Index PMI ce lo spiega così: «Quando abbiamo iniziato a pensare a questa iniziativa abbiamo fatto due riflessioni. La prima è stata interna, abbiamo guardato a come Generali Italia interpreta la sostenibilità nel business. Per noi sostenibilità nel business significa creare valore condiviso per tutti gli stakeholder e siamo convinti che le aziende così concepite abbiano maggiori possibilità di sviluppo e di crescita.
Ma cosa significa creare valore condiviso? E’ un modo di operare armonico, coinvolgente, il più possibile partecipato, cosciente della funzione sociale dell’azienda, come ha scritto Philippe Donnet nella prefazione del Rapporto, che mira allo sviluppo proprio ma anche del contesto in cui si opera.

La seconda riflessione ha riguardato il welfare aziendale vero e proprio, abbiamo ragionato su questo tema coscienti che oggi le famiglie vivono momenti di difficoltà e il welfare pubblico ha sempre più un ruolo marginale rispetto al passato. Siamo convinti che le aziende che saranno in grado di mettere in campo buone pratiche di welfare per i propri dipendenti e le loro famiglie avranno un vero vantaggio competitivo.

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Lucia Sciacca – Direttore Communication & Social Responsibility, Generali Country Italia

Welfare index PMI, che ha coinvolto nella fase della progettazione e realizzazione le principali confederazioni delle imprese, nasce da questi ragionamenti, si tratta, infatti, di un’iniziativa che mira a diffondere politiche di welfare anche nelle piccole e medie imprese e che vuole stimolare un cambio culturale e di visione con l’obiettivo di valorizzare la centralità del welfare nella vita quotidiana delle aziende, dei lavoratori, delle loro famiglie e dei territori».

Sono ben 2140 le piccole e medie imprese coinvolte nella Ricerca su cui si fonda l’Index PMI, imprese che hanno risposto via web o telefono a un questionario strutturato. Interessantissimo leggere il report, ma quali le risultanze più sorprendenti?

Lucia Sciacca non ha dubbi: «La prima sorpresa positiva è stata il fatto di essere riusciti a coinvolgere più di 2000 aziende, volevamo avere una fotografia dello stato del welfare nelle PMI Italiane, perché non esisteva. Avere la possibilità di interloquire con così tante aziende è stato per noi importante perché l’ampiezza del campione ha dato ulteriore peso scientifico al Rapporto. Per quanto riguarda i risultati del Rapporto ci ha sorpreso che non ci siano spiccate differenze tra Nord, Centro e Sud del Paese. Le differenze più che geografiche sono legate alla specificità dei territori e delle comunità. Nel Rapporto si legge per esempio notare come le iniziative di welfare aziendale allargate al territorio siano proporzionalmente più diffuse al Sud. Così come al Sud si vede maggiore attenzione alle pari opportunità e al sostegno ai genitori, probabilmente attenzioni legate anche al tipo di lavoro, mentre al Nord prevalgono Formazione e sostegno alla mobilità. Differenze legate non solo all’attività imprenditoriale ma anche e, forse, soprattutto dovute al territorio in cui si opera».

Il Welfare Index PMI, presentato l’8 marzo scorso, vivrà negli anni, come si evolverà e come crescerà l’Index?

«La prima edizione ci è servita anche da test per capire cosa mettere meglio a punto e come migliorare», risponde Lucia Sciacca.
«Per esempio, oltre a mirare a un Rapporto partecipato da ancora un maggior numero di imprese, vogliamo migliorare i meccanismi di diffusione delle best practice e renderle scalabili per tutti i partecipanti, facendo capire come implementare le proprie iniziative di welfare. Con l’Index abbiamo voluto offrire uno strumento di auto valutazione alle imprese perché questo ci sembra il meccanismo più efficace per creare cultura. Ogni impresa registrata, in una sezione privata del sito può verificare il proprio livello di welfare e confrontarsi con le best practice di settore innescando così un’emulazione verso l’alto e verso la qualità delle iniziative di welfare.
Sul sito welfareindexpmi.it è già possibile iscriversi alla ricerca del prossimo anno».

(Intervista a cura della rivista Vita)