L’agricoltura sociale ha un ruolo originale e di punta nel panorama del welfare aziendale e della responsabilità sociale d’impresa.
Secondo il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali sono attivi nel nostro paese più di 1.000 progetti di agricoltura sociale, e ciò colloca l’Italia ai primi posti nello scenario europeo.
Ne fanno parte organizzazioni con diverse forme giuridiche, i cui scopi sono coniugare l’agricoltura e la salute, promuovere il benessere fisico, mentale e sociale degli individui, promuovere l’inserimento delle persone svantaggiate.
L’indagine sul welfare aziendale nell’agricoltura sociale è stata realizzata in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali. Hanno partecipato 112 organizzazioni. Il campione è equamente distribuito per aree geografiche: 33% di imprese al Nord, 36,6% nel Centro, 30,4% nel Sud e Isole (fig. 1).
Le organizzazioni sono così stratificate per classi dimensionali (fig. 2): 53,5% fino a cinque addetti; 31,3% da 6 a 10 addetti; 11,7% da 11 a 30 addetti; 3,5% oltre 31 addetti. Nella definizione di addetti sono inclusi i lavoratori a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato, inclusi gli stagionali, che lavorano ripetutamente per l’impresa. Sono inoltre inclusi sia gli addetti impiegati in agricoltura sia quelli impiegati nelle attività sociali.
La fig. 3 rappresenta la composizione del campione per forma giuridica. Il 45,5% sono organizzazioni del terzo settore: cooperative sociali e associazioni. Le cooperative sociali di tipo A (5,4%) si occupano della gestione di servizi socio-sanitari, formativi e di educazione permanente. Le cooperative sociali di tipo B (21,4%) si occupano di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Il 7,1% del campione sono cooperative sociali miste A e B. Inoltre le associazioni sono l’11,6%. Le imprese di mercato rappresentano il 46,5%: aziende agricole (42%), cooperative (4,5%). Inoltre sono presenti altre forme giuridiche (8,1%).