Investire nelle persone fa crescere le imprese e il territorio: il Welfare aziendale come strumento di competitività

In Italia e in gran parte d’Europa c’è una forte tradizione di welfare state: lo Stato fornisce ai cittadini molti servizi sociali. Le cose tuttavia stanno cambiando rapidamente. Rallentamento della crescita economica e necessità di contenere la spesa pubblica stanno accelerando la diffusione del corporate welfare.

La tradizione italiana del welfare aziendale è soprattutto nel solco dell’opera di Adriano Olivetti che nel dopoguerra fu stato un precursore nei rapporti tra impresa e dipendenti. La sua ricerca di equilibrio tra profitto e solidarietà sociale ha influenzato molti imprenditori nei decenni successivi.

Oggi tuttavia, rispetto al passato, l’approccio è meno legato a paternalismo, filantropia e solidarietà, e più integrato nella strategia aziendale. Il welfare aziendale è sempre più visto non solo come atto di generosità, riconoscenza o condivisione del profitto, ma come vero e proprio investimento. Perché l’equilibrio tra profitto e rispetto per la persona può incidere significativamente anche su produttività e competitività.
In altre parole, si sta diffondendo la consapevolezza che investire nel capitale umano può fornire un ritorno diretto e tangibile all’impresa.

Sempre più imprese quindi offrono ai propri dipendenti, come parte della retribuzione e come forma d’incentivo, pacchetti di beni e servizi gratuiti o a prezzi molto calmierati. Si va dall’auto aziendale ai contributi per la spesa di generi alimentari, dalla copertura di libri e tasse scolastiche ai viaggi studio per i figli, dall’assistenza sanitaria all’integrazione previdenziale, dalle convenzioni con gli asili al sostegno per la cura degli anziani.

Marco Magnani

Oltre a benefici “materiali”, sono sempre più diffuse anche le iniziative volte a migliorare il benessere psicofisico, la crescita personale e l’equilibrio tra vita privata e lavoro dei dipendenti. L’offerta comprende palestre aziendali, gruppi di ascolto e anti-stress, orari flessibili, qualità dell’ambiente di lavoro, corsi di formazione. Spesso i benefit sostituiscono un aumento dei salari con vantaggio per lavoratore e impresa: per motivi fiscali e perché il valore del contributo “in natura” è superiore a quanto il dipendente riuscirebbe ad acquistare con un aumento in busta paga.

È sempre più diffusa anche la consapevolezza il welfare aziendale può costituire una situazione win-win: può dare vantaggi a tutte le parti coinvolte.
All’impresa consente di aumentare la produttività, ripensare i modelli organizzativi, favorire la diversità, stabilire un più stretto collegamento tra retribuzione e performance. I dipendenti ottengono una migliore qualità di vita e aumentano il valore del pacchetto retributivo. Associazioni di categoria e sindacati offrono un servizio agli associati e benefici agli iscritti. La Pubblica Amministrazione può impiegare in modo più efficiente le proprie risorse.

Marco Magnani - Terra e Buoi dei Paesi TuoiIn generale, qualità di vita e ricchezza del territorio di riferimento tendono ad aumentare. A livello macroeconomico il welfare aziendale può stimolare la crescita dell’economia, soprattutto a livello locale.

La diffusione del welfare aziendale è una strada obbligata dai vincoli del bilancio pubblico e dai trend di aumento della domanda di servizi sociali, ma costituisce anche un’opportunità per ripensare il rapporto impresa-dipendenti e, grazie all’indotto di servizi offerti, un’occasione di crescita economica per i territori.

Marco Magnani, economista, Harvard e Luiss, membro del Comitato Guida di Welfare Index PMI e del Comitato Scientifico Piccola Industria di Confindustria, autore di Terra e Buoi dei Paesi Tuoi, UTET
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