Tre anni fa nasceva su iniziativa di Generali Italia e con la partecipazione delle maggiori Confederazioni Welfare Index PMI. Qual era l’idea alla base?
Generali Italia da sempre ritiene che l’adozione di politiche di welfare in favore dei propri dipendenti aumenti la capacità dell’azienda di attrarre talenti e fidelizzare le risorse contribuendo, nel lungo periodo, ad aumentare la produttività. Per le nostre 8.000 persone abbiamo infatti adottato un programma di welfare aziendale tra i più avanzati del mercato per completezza, capillarità e innovazione, offrendo più di 70 attività che coprono tutte le 12 aree di welfare identificate da Welfare Index PMI.
Dunque l’esperienza diretta come azienda e la conoscenza del mercato del welfare aziendale, ci hanno portato a chiederci: quanto il welfare aziendale fosse diffuso nel nostro Paese e quanto le piccole medie imprese fossero consapevoli dell’importanza del welfare e dei benefici che porta ai dipendenti. Per rispondere a questi interrogativi è nata l’idea di Welfare Index PMI, una ricerca per misurare il livello di welfare aziendale nelle PMI italiane, che oggi rappresenta la mappatura più completa della diffusione del welfare aziendale in Italia: in questi tre anni abbiamo intervistato 10 mila PMI di tutti i settori produttivi e ascoltato le loro storie di welfare. Ognuna di queste imprese rappresenta un microcosmo con dinamiche ed esigenze particolari, per il tipo di produzione, per specificità del territorio, per tipologia di orari, ecc. che necessitano di risposte su misura. Le PMI occupano l’80% della forza lavoro del Paese e l’idea alla base del Rapporto Welfare Index PMI è che diffondere la cultura del welfare aziendale, in questo tessuto produttivo, può essere volano di sviluppo e cambiamento.
Giunti al terzo anno qual è il bilancio dell’iniziativa Welfare Index PMI e quali sono le novità più importanti emerse dal Rapporto 2018?
Il welfare aziendale nel nostro Paese sta crescendo: migliora il benessere dei dipendenti, aumenta la produttività delle imprese e, di conseguenza, fa bene al Paese. È quanto emerge dal Rapporto 2018, che ha analizzato il welfare aziendale di 4014 PMI.
Crescono sensibilmente le aziende attive nel welfare. In particolare, sono raddoppiate le aziende molto attive, a dimostrazione di una maggiore consapevolezza del loro ruolo sociale. Inoltre, un altro aspetto fondamentale che emerge dal Rapporto 2018 è che le imprese che già hanno attivato piani di welfare, alla luce dei buoni risultati ottenuti, hanno aumentato gli investimenti in questo settore.
Anche se le grandi aziende risultano avvantaggiate in termini di maggiori risorse e maggiore massa critica che permette di essere più efficienti nella gestione delle iniziative, in realtà a registrare un maggior aumento del welfare aziendale sono state proprio le PMI, grazie anche alla diffusione della conoscenza in termini di normative e vantaggi fiscali e alla capacità di associarsi per usare servizi comuni, i due fattori chiave per il successo del welfare aziendale.
Come fa Generali a conoscere i bisogni reali dei territori in cui opera?
Indubbiamente l’innovazione tecnologica sta cambiando il nostro business. Tuttavia l’assicurazione continua e continuerà anche in futuro a fondarsi sulla relazione di fiducia tra persone. Per questo la nostra rete distributiva, capillare sul territorio, rimane fondamentale anche per il futuro per anticipare i bisogni e offrire soluzioni su misura, seguendo i clienti nelle diverse fasi ed esigenze della loro vita.
Per Generali Italia qual è e quale sarà il ruolo del welfare aziendale?
Il welfare aziendale è destinato a crescere. Nei prossimi 3-5 anni il 52,7% delle PMI si propone un’ulteriore crescita in almeno 3 aree strategiche: Salute e Assistenza, Conciliazione Vita e Lavoro, Giovani, formazione e sostegno alla mobilità sociale.
Per Generali Italia il welfare aziendale è parte integrante del business assicurativo ed è una leva strategica che tutte le imprese possono sviluppare tramite iniziative a favore dei dipendenti. La Compagnia ha iniziato a sperimentare in prima persona l’importanza di queste iniziative e ha quindi deciso di offrire anche ad altre imprese la propria esperienza. Con questo obiettivo è nata Generali Welion, una realtà ad hoc attraverso la quale offriamo consulenza e servizi di gestione su tutte le iniziative di welfare integrato e soluzioni all’avanguardia nel mondo della salute individuale e del welfare aziendale, un settore in cui investiremo nei prossimi anni fino a 50 milioni di euro per migliorare la qualità e l’accessibilità dei servizi.
Che cosa significa innovazione per Generali?
Innovare è il nostro obiettivo. Non sto parlando solo in termini di innovazione tecnologica o digitale, ma soprattutto nella capacità di identificare esigenze e bisogni emergenti, fornendo risposte nuove e su misura che possano migliorare da un lato la relazione con i nostri clienti ma anche il benessere dei dipendenti. In un contesto economico e sociale in costante cambiamento, è necessario ripensare agli orari di lavoro e alla flessibilità organizzativa, garantire coperture sanitarie aggiuntive e check-up di prevenzione, risolvere le commissioni quotidiane dei dipendenti grazie ad esempio ad un “maggiordomo” aziendale. Soluzioni supportate anche dalle opportunità offerte dalla tecnologia più innovativa. L’innovazione riguarda anche i dipendenti, con la necessità che siano in formazione continua, sicuri nei luoghi di lavoro, in equilibrio tra vita privata e lavoro.
Welfare aziendale e crescita sostenibile. Cosa ne pensa?
La crescita sostenibile del Paese e delle imprese passa attraverso la consapevolezza da parte delle aziende del proprio ruolo sociale. Per noi sostenibilità nel business significa creare valore condiviso per tutti gli stakeholder e siamo convinti che le aziende così concepite abbiano maggiori possibilità di sviluppo e di crescita.
In altre parole, oggi ha ancora senso per le imprese investire nel territorio che può costituire un vantaggio competitivo, investendo sulle sue molteplici dimensioni: scuola, salute, formazione e ovviamente welfare aziendale.
Secondo lei, è il welfare che fa andare bene le imprese o sono quelle che vanno già bene che possono permettersi di fare welfare?
È una questione di mentalità: gli imprenditori che stanno affrontando le sfide del mercato globale in maniera positiva sono gli stessi che hanno saputo cogliere il vantaggio competitivo del welfare aziendale. C’è infatti una stretta correlazione tra il miglioramento del benessere, la soddisfazione dei lavoratori e la crescita della produzione aziendale. Si tratta di un circolo virtuoso: le aziende che investono di più in welfare sono anche le più innovative e crescono molto più velocemente della media, trascinando la crescita generale delle imprese. Tutto ciò è positivo: significa che le imprese che si sono dotate di una politica sistematica di welfare aziendale, dopo averne sperimentato i risultati, si sentono incoraggiate a incrementare ulteriormente le iniziative e gli investimenti.