Un dipendente felice è un dipendente migliore!

In Svezia, il 21 aprile scorso, sono stati presentati i risultati di un esperimento che ha ridotto l’orario di lavoro del personale di una casa di riposo portandolo dalle 8 alle 6 ore giornaliere, senza alcuna riduzione dello stipendio.

La casa di riposo si chiama Svartedalen e si trova a Göteborg, ha in tutto 68 dipendenti e a fronte della riduzione dell’orario sono state assunte ulteriori 14 persone.

Mark Adkins (CC/Fliker)

La Svezia, come è noto, è da tempo un laboratorio in cui si sperimentano iniziative per trovare il miglior equilibrio tra vita e lavoro.
A Svartedalen l’esperimento che ha ridotto la settimana lavorativa per gli operatori sanitari da 40 a 30 ore settimanali, è iniziato a gennaio 2015 e, dati alla mano, il programma ha dimostrato di aver drasticamente ridotto l’assenteismo e migliorato la produttività dei dipendenti, innalzando gli stessi standard di cura e servizi percepiti dagli utenti come ha recentemente raccontato anche il New York Times.

Il caso infatti ha suscitato grande eco mediatica. “Meno permessi per malattia, personale più felice e anziani più soddisfatti” scriveva infatti il quotidiano svedese Dagens Nyheter .

Un esperimento costoso ma che si aggiunge ad ulteriori studi già condotti sui vantaggi della riduzione dell’orario lavorativo per questa specifica categoria di lavoratori che è la più grande della Svezia, con 175.000 lavoratori, di cui il 93% donne e va considerato che il lavoro di cura è estremamente faticoso perché richiede sforzi non solo fisici ma anche elevati livelli di attenzione, pazienza e capacità di ascolto.
I dati dello studio condotto dalla Facoltà di Economia dell’Università di Göteborg hanno in particolare dimostrato la riduzione delle assenze per malattie scese dal 6,4% al 5,8%, e molto più basse rispetto alla media cittadina del 12,1%.

In questo modo, proprio a Svartedalen dove l’orario di lavoro è stato ridotto, la percentuale di ore lavorate (rispetto a quelle da contratto) è passata dall’87,5% all’89,2%. Inoltre gli operatori della casa di riposo hanno dichiarato di aver migliorato la percezione della propria salute e del proprio benessere.

 

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Non serve essere grandi per fare la differenza

Obiettivi, lavoro, impegni e sogni.

Al Colorificio San Marco più dell’80% dei dipendenti converte il premio di produttività in servizi di welfare.

Dal 2013 infatti l’azienda, specializzata nella produzione di sistemi vernicianti per l’edilizia, con sede a Marcon in provincia di Venezia, promuove politiche di welfare aziendali che in questi anni si sono strutturate fino a diventare una leva strategica per lo sviluppo aziendale. Il Colorificio San Marco si è aggiudicato il Primo premio Welfare Index PMI 2016 nel settore Industria.

L’azienda nata nel 1962, oggi è alla quarta generazione di imprenditori della famiglia Tamburini-Geremia, a capo della holding San Marco Group che conta 9 siti produttivi e commerciali in diversi Paesi con un portafoglio di 6 brand e un fatturato consolidato di 70 milioni di euro. Da tre anni il Colorificio San Marco rinnova l’accordo con le RSU aziendali offrendo attualmente ai 160 dipendenti del Colorificio San Marco, l’opportunità di convertire in tutto o in parte il premio di produttività in beni e servizi welfare.

FAMIGLIA-GEREMIA

L’obiettivo – spiega Federica Coletto dell’Ufficio Risorse Umane – è di migliorare il benessere dei nostri dipendenti e, sull’esempio di ciò che avviene nelle grandi aziende, abbiamo deciso di intraprendere questa strada piuttosto innovativa per un’impresa delle nostre dimensioni”.

Il sistema è infatti all’avanguardia, altamente personalizzabile e mira a rispondere alle diverse esigenze dei dipendenti, tutto a portata di un clic.

Prosegue Coletto:

Grazie a una piattaforma web sviluppata ad hoc, il dipendente trova già pre caricato l’importo che ha deciso di convertire in servizi e benefit. Siamo partiti – commenta – dall’ascolto dei bisogni reali delle persone per strutturare al meglio l’offerta e a colpire oggi è la crescita in questi tre anni della percentuale di chi ha chiesto servizi di welfare”.

Dunque, come funziona la piattaforma. Si accede tramite internet alla pagina personale e il dipendente può in qualsiasi momento decidere come destinare la somma che ha convertito. L’offerta va dall’Area istruzione, che spazia dal rimborso delle spese sostenute per i propri figli per l’asilo nido, all’iscrizione a campus estivi, scuole, università, master fino al rimborso dei libri scolastici. Il personale del Colorificio San Marco è composto da tanti giovani con un’età media inferiore ai 40 anni e soprattutto per loro è stata pensata la sezione Sport e cultura, dove si possono acquistare ad esempio, abbonamenti per la palestra o il teatro. Inoltre, il premio può essere impiegato anche per il fondo pensione o l’assistenza sanitaria, e ancora per buoni spesa o carburante. Infine, i dipendenti con famigliari a carico possono prenotare tramite la piattaforma servizi dedicati con operatori socio-assistenziali.

Grazie a questa iniziativa – ha concluso Coletto – abbiamo avuto modo di lavorare in maniera più approfondita sul tema della comunicazione aziendale e della relazione con il dipendente. Ci ha permesso di conoscere meglio le nostre risorse. Dall’altro lato è indubbio il vantaggio fiscale per l’azienda. Si tratta insomma di un beneficio di lungo periodo sia per l’impresa che la persona”.

 

Nuovi “voucher” per il nuovo Welfare

Il decreto ministeriale 25 Marzo 2016 fornisce importanti precisazioni sull’utilizzo dei voucher al posto dei servizi diretti di welfare offerti dal datore di lavoro.

Secondo la Legge di stabilità per il 2016 l’erogazione ai dipendenti da parte del datore di lavoro di beni, prestazioni, opere e servizi nell’ambito dei piani Welfare può avvenire mediante documenti di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale.

In questo modo il datore di lavoro ha la possibilità di attribuire ai lavoratori voucher che non costituiscono reddito e pertanto non sono tassati: i casi più diffusi sono quelli dei buoni benzina oppure dei buoni spesa entro i 258,23 euro annui.

La possibilità di ricorrere ai voucher determina una notevole semplificazione per gli operatori del settore che possono attribuire beni e servizi tramite uno strumento decisamente flessibile.

Ritenendo tuttavia che ciò si possa prestare ad abusi fiscali, con il decreto 25 marzo 2016 sono stati definiti con precisione i limiti e l’ambito applicativo dei voucher. E’ infatti specificato che questi:

1) devono essere nominativi;
2) non possono essere utilizzati da persone diverse dall’avente diritto;
3) non possono essere monetizzati o ceduti a terzi;
4) devono dare diritto ad un solo bene, prestazione, opera o servizio per l’intero valore nominale senza integrazioni in denaro a carico del titolare. Sono fatti salvi i beni e servizi di valore inferiore a 258,23 euro che possono essere cumulativamente rappresentati da un unico documento di legittimazione.

In altre parole sotto i 258,23 euro annui si possono invece erogare più servizi con un unico voucher.

Scarica il Decreto del 25 Marzo 2016

Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP