L’accelerazione di processi organizzativi già iniziati | Studio Sila Tommaso

“Nel futuro il welfare aziendale dovrà per forza essere coniugato con sistemi organizzativi, politiche retributive, flussi di lavoro organizzati, logistica e orari di lavoro diversificati.”

– Tommaso Sila, Titolare

Il completamento della trasformazione logistica ha permesso allo Studio Sila, consulenti del lavoro di Brescia, di conquistare il secondo posto nel settore Studi e Servizi Professionali nell’edizione 2020 di Welfare Index PMI.

Fortunatamente nessun contagio si è verificato nello Studio e tra i dipendenti, trovandosi in una delle due zone di tutta Italia (ed Europa) con la concentrazione più alta di casi di Covid, dove l’impatto sanitario è stato pesante.

Lo studio ha completato una trasformazione logistica, erano infatti già state impostate, organizzate e preparate le attività che avrebbero consentito un lavoro localizzato fuori dall’ufficio. Anche i telefoni, che hanno l’impatto più percepibile per il Cliente, sono stati gestiti in modalità remota con software apposito che ha permesso la continuità completa dell’operatività.

Peraltro per la tipica attività di studio, nel periodo di emergenza Covid i ritmi di lavoro sono aumentati per aiutare ed affiancare i clienti in questo difficile momento. Un supporto fondamentale e salvifico è stato rappresentato da un particolare software che ha permesso il coordinamento, la gestione delle pratiche e le relazioni tra i collaboratori indipendentemente dalla logistica. L’emergenza sanitaria ha “sdoganato” ufficialmente il lavoro dislocato fuori dall’ufficio, tant’è che diverse persone hanno continuato a usufruirne al 100% o a gestirlo in funzione delle proprie esigenze familiari.

Il Business dello Studio è stato sicuramente modificato, con incrementi e picchi notevoli in termini di assistenza e consulenza, un aumento significativo delle attività formative finanziate e attivate con strumenti a distanza (che hanno consentito il superamento di barriere fisiche), ma un decremento forte delle attività di ricerca e selezione nonchè delle politiche attive. È stata operata una modifica dei carichi di lavoro, laddove possibile, ed è stato prontamente attivato l’intervento degli ammortizzatori sociali, utilizzati in piccola parte dalle risorse umane bloccate nelle attività dall’emergenza Covid.

Per il futuro la modalità di smart working verrà mantenuta, in quanto non ha impatti negativi sulla produttività e consente ai lavoratori un risparmio di tempo e una gestione ottimizzata delle proprie esigenze familiari. Tuttavia, non appena è stato permesso dalla normativa Nazionale e Regionale, molti collaboratori hanno voluto espressamente tornare in ufficio per poter ritrovare la socialità.

Leggi il Rapporto 2020 qui.

Le riforme e gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

di Andrea Dili – Dottore Commercialista

Qualche giorno fa il Governo italiano ha inviato all’UE il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il programma di riforme e investimenti che – nell’ambito degli interventi afferenti il Next Generation EU (NGEU) – definisce la strategia italiana per la ripartenza post pandemia. Il PNRR, quindi, delinea le azioni che nei prossimi anni (dal 2021 al 2026) saranno messe in campo per riformare e modernizzare il nostro Paese, con l’obiettivo di ridurne – se non colmarne – i divari strutturali.

Per tali ragioni cittadini e, soprattutto, operatori economici dovrebbero prestare particolare attenzione alle indicazioni contenute nelle 270 pagine del PNRR, al fine di poterne tempestivamente cogliere le (numerose) opportunità.

Venendo alla struttura del Piano occorre evidenziare che esso è stato costruito attorno a tre assi portanti: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. In tale contesto viene declinato un complesso di riforme e investimenti che nelle intenzioni del Governo dovrebbero:

  • accrescere la competitività, l’efficienza e l’equità del nostro Paese;
  • incoraggiare gli investimenti;
  • ampliare la fiducia dei cittadini e degli operatori economici.

Per quanto riguarda le riforme gli obiettivi individuati nel PNRR sono piuttosto ambiziosi, toccando segmenti della pubblica amministrazione che già in passato sono stati oggetto di tentativi di riorganizzazione raramente andati a buon fine: tra questi meritano particolare menzione la semplificazione delle norme e delle procedure, l’accrescimento delle competenze e la digitalizzazione della P.A., la riforma della giustizia (civile, tributaria e penale), con l’obiettivo prioritario di ridurre i tempi del giudizio, e dell’ordinamento giudiziario, le semplificazioni in materia edilizia, ambientale e dei pubblici appalti, la promozione della concorrenza anche attraverso lo sviluppo delle telecomunicazioni. Vengono, infine, citate la revisione dell’IRPEF e la riforma degli ammortizzatori sociali, di cui Governo e Parlamento, peraltro, si stanno già occupando anche con il coinvolgimento delle parti sociali.

Le sei missioni del PNRR

La parte più corposa del Piano viene dedicata alle modalità di investimento con le quali saranno impiegate le risorse che l’Italia riceverà dall’Europa, stimate in 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 di sovvenzioni e 122,6 di prestiti. Lo schema degli interventi viene rappresentato in sei diverse missioni, ciascuna delle quali viene a sua volta esplosa in una pluralità di componenti. In particolare:

  • la prima missione, finanziata con 40,73 miliardi di euro, è dedicata a digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  • la seconda, per la quale vengono stanziati 59,33 miliardi, afferisce alla cosiddetta rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • la terza, cui sono assegnati 25,13 miliardi, viene denominata infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • la quarta, per la quale sono previsti 30,88 miliardi, è destinata a istruzione e ricerca;
  • la quinta, sovvenzionata con 19,81 miliardi, prevede interventi finalizzati a inclusione e coesione;
  • la sesta, sovvenzionata con 15,63 miliardi, viene infine dedicata al tema della salute.

Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

La prima missione viene immaginata attraverso tre linee di intervento: la digitalizzazione della pubblica amministrazione – dove obiettivo centrale è rappresentato dalla migrazione verso il cloud – il sostegno alla transizione digitale e alla competitività delle imprese – per il quale vengono stanziati ben 24,3 miliardi di euro, la maggior parte dei quali (13,97) assorbiti dalle misure afferenti il piano “Transizione 4.0” e dallo sviluppo delle reti ultraveloci (6,31), con investimenti su banda ultra larga e 5G – e sul settore del turismo e della cultura – dove i 6,68 miliardi assegnati vengono oltremodo spalmati su una pluralità di iniziative.

Rivoluzione verde e transizione ecologica

Seguendo le indicazioni europee, la maggior parte delle risorse del PNRR viene assegnata alla transizione ecologica del Paese. In tale contesto una particolare attenzione viene dedicata al tema strategico della gestione dei rifiuti, con investimenti, previsti soprattutto nel Centro-Sud Italia, volti ad accrescere la capacità e la qualità degli impianti. Gli investimenti più corposi (23,78 miliardi), tuttavia, sono previsti sulle energie rinnovabili (fotovoltaico, biometano), sulla gestione “intelligente” delle reti di distribuzione energetica, sull’utilizzo dell’idrogeno (anche promuovendone la sperimentazione per il trasporto stradale e ferroviario) e sul trasporto sostenibile. Sono, infine, confermati eco bonus e sisma bonus (13,81 miliardi) mentre vengono previsti robusti investimenti sulla prevenzione del dissesto idrogeologico e sul miglioramento delle infrastrutture idriche.

Infrastrutture per una mobilità sostenibile

La quasi totalità (24,77 miliardi) delle risorse allocate sulla terza missione sono dedicate alla rete ferroviaria, dove vengono previsti investimenti sia sul trasporto merci che passeggeri, potenziando tanto le tratte ad alta velocità che i trasporti locali. In merito si tenterà di colmare il gap del nostro Paese rispetto alle migliori esperienze europee, sia al sud che al nord Italia, con l’obiettivo di ridurre i tempi di percorrenza e aumentare la capacità della rete ferroviaria in termini di flussi.

Istruzione e ricerca

Particolarmente rilevanti sono i temi toccati dalla quarta missione, che stanzia importanti risorse sugli asili nido (4,6 miliardi) e sull’edilizia scolastica (3,9 miliardi), dove il nostro Paese sconta rilevanti carenze strutturali. Ulteriori risorse (11,44 miliardi) vengono allocate sulla seconda componente della missione (ricerca di base e applicata), promuovendo lo sviluppo di sinergie tra imprese e università.

Inclusione e coesione

La quinta missione è rivolta al potenziamento delle politiche attive per il lavoro – delineando un programma nazionale di presa in carico e ricollocazione dei disoccupati, l’implementazione del piano “nuove competenze”, il rafforzamento dei centri per l’impiego e il sostegno all’imprenditoria femminile – alla promozione di progetti, dedicati ai comuni con più di 15mila abitanti, per la rigenerazione urbana e l’housing sociale e a specifici interventi per la coesione territoriale, tra i quali il rafforzamento delle zone economiche speciali.

Salute

L’ultima missione viene articolata in due componenti: il rafforzamento delle prestazioni erogate sul territorio – grazie allo sviluppo di reti di prossimità e strutture intermedie (case e ospedali “della comunità”) e all’utilizzo della telemedicina – e la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale anche attraverso l’implementazione del fascicolo sanitario elettronico.

Conclusioni

Pur se sommariamente esposta, la strategia del PNRR è evidentemente volta a colmare i principali deficit strutturali che penalizzano il nostro Paese. Tuttavia, per non rimanere un “libro dei sogni” saranno necessarie almeno due condizioni: in primo luogo il rispetto dei tempi e delle modalità di attuazione delle misure declinate, in secondo luogo, soprattutto, la capacità di comprendere che il PNRR, seppur supportato da risorse rilevanti, non sarà sufficiente a centrare gli obiettivi proposti se non inserito in un percorso di riforme a medio lungo termine che affronti i nodi irrisolti che ogni anno, puntualmente, ci vengono ricordati da studi e ricerche internazionali.

Andrea Dili
Dottore Commercialista, esperto di Welfare Index PMI