Stranaidea SCS Impresa Sociale a misura di mamma

“In un lavoro come il nostro è fondamentale che i nostri collaboratori siano soddisfatti. Il welfare, negli anni, si è rilevato uno strumento
chiave.”

Federica Celandon, responsabile risorse umane

➝ Obiettivo delle iniziative: sostegno alla maternità, conciliazione tempi di vita e lavoro.

Conoscere i propri collaboratori e ascoltare i loro bisogni. Stranaidea SCS Impresa Sociale con circa 115 dipendenti, ha puntato soprattutto su iniziative di conciliazione.

La maggior parte dei collaboratori, circa il 70%, è composto da donne con un’età media tra i 30 ed i 35 anni. La cooperativa è dunque abituata ad un alto numero di maternità, una media di 8/9 l’anno, ed è in grado di accompagnare e sostenere il collaboratore in questa tappa importante della vita.

Tra le misure più importanti il sostegno al rientro delle dipendenti dalla maternità, con formazione mirata sul bilancio delle competenze, considerato fondamentale in un momento in cui la vita della donna necessita di nuova organizzazione. Inoltre, ad aumentare il benessere organizzativo delle neo-mamme anche l’attività di baby sitting, la cui prima sperimentazione è stata sostenuta da fondi della Regione Piemonte. Molto apprezzata anche la banca delle ore che permette la massima flessibilità degli orari lavorativi.

Inoltre, sono state sperimentate misure di part-time reversibile. Tutte le sperimentazioni sono realizzate della responsabile delle risorse umane e dalla referente interna conciliazione che, in particolare, ha il compito di ascoltare e rispondere alle esigenze dei dipendenti per trovare delle soluzioni condivise.

Infine, l’azienda ha stretto alcune importanti collaborazioni con altre cooperative sociali, per beneficiare di un sistema di servizi acquistabile a prezzi agevolati per i dipendenti che prevede servizi che vanno dallo sport, alla cultura, fino a prestazioni mediche ed odontoiatriche, social housing, e molto altro ancora.

 

Piani di welfare su misura per ogni singolo dipendente senza rinunciare ai benefici fiscali

Sì ai Piani Welfare a carattere premiale e incentivante, anche a livello individuale, senza rinunciare ai benefici fiscali. Così si è espressa la Direzione Regionale Lombardia dell’Agenzia delle Entrate rispondendo ad un interpello (il n. 904-791/2017 dello scorso 28 luglio) presentato da una società di formazione e servizi al lavoro che ha chiesto se la struttura del proprio Piano Welfare, di durata biennale, non contrasta con le finalità agevolative dei commi 2 e 3 dell’art. 51 del TUIR.

L’istante ha infatti spiegato che, alla luce delle novità introdotte dalla Legge di Stabilità del 2016 e dalla Legge di Bilancio 2017, nonché dei chiarimenti contenuti nella circolare n. 28 del 15 giugno 2016 dell’Agenzia delle Entrate, ha deciso di varare un Piano Welfare a carattere premiale e incentivante, rivolto a tutti i dipendenti, mediante il ricorso e la messa a loro disposizione di una specifica piattaforma web personalizzabile, che consente a tutti i dipendenti indistintamente la fruizione integrata e flessibile del basket di servizi previsti dal Piano stesso secondo le proprie necessità ed esigenze.

Il Piano prevede l’assegnazione di un budget di spesa “figurativo” (“credito Welfare”) nella misura di euro 1.500,00 annui uguale, in partenza, per ciascun dipendente. Il budget di spesa è totalmente a carico della società e non rimborsabile. Ciò posto, per il primo anno di vigenza del Piano, la società istante ritiene di assegnare a ciascun dipendente il 100% del credito Welfare di euro 1.500,00 annui al raggiungimento del 100% di un determinato obiettivo individuale, proporzionalmente ridotto in caso di raggiungimento di un risultato individuale inferiore.

Per il secondo anno di vigenza del Piano, invece, la società istante intende assegnare a ciascun dipendente il 100% del credito Welfare di euro 1.500,00 annui al raggiungimento del 100% di un determinato obiettivo aziendale. In mancanza, entro uno scarto massimo al ribasso del 10%, il credito Welfare di ciascuno è rapportato ad una percentuale della RAL individuale (3%).

L’Agenzia delle Entrate accoglie la tesi dell’istante in quanto la non concorrenza al reddito di lavoro dipendente è subordinata all’unica condizione che i beni e servizi siano offerti alla generalità o a categorie di dipendenti e non anche al vincolo dell’assegnazione del medesimo budget “figurativo” di spesa ad ogni dipendente.

Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP

Welfare Index PMI finalista ai Pensioni & Welfare Awards 2017

Siamo lieti di annunciare che Welfare Index PMI si è classificata come finalista ai Pensioni & Welfare Awards 2017 distinguendosi tra i progetti più prestigiosi per numero di imprese coinvolte, per copertura del territorio nazionale e per coinvolgimento di tutti i settori produttivi. Welfare Index PMI rappresenta l’iniziativa collegata al Welfare aziendale più completa e innovativa mai realizzata in Italia.

I nomi dei vincitori dei prestigiosi trofei verranno annunciati durante la serata di gala che si terrà il 26 ottobre 2017 a Roma presso l’Hotel Quirinale.

Focus Rapporto 2017 – L’agricoltura sociale

Un settore la cui missione è utilizzare il lavoro agricolo per promuovere l’inclusione dei soggetti deboli, la salute e il benessere delle persone.

L’agricoltura sociale è un settore della nostra economia costituito da organizzazioni di diversa natura giuridica finalizzate a coniugare il lavoro agricolo con la promozione del benessere fisico, mentale e sociale delle persone, e in particolar modo delle persone svantaggiate, sostenendone l’inserimento lavorativo e l’integrazione sociale.

L’indagine, attuata con la collaborazione della Rete Fattorie Sociali, ha coinvolto 67 organizzazioni di tutte le aree geografiche e di diverse dimensioni. Molte organizzazioni hanno avviato l’attività di agricoltura sociale molto recentemente, negli ultimi tre anni (42,6%). È tuttavia significativa anche la presenza di attività storiche: 26% da oltre 10 anni.

Le strutture dell’agricoltura sociale agiscono sia direttamente sia in collaborazione con altre realtà di diversi tipi: associazioni (35,3%), cooperative sociali (41,2%), istituzioni pubbliche (26,5%), aziende agricole (22,1%), e inoltre altri soggetti come istituti di riabilitazione, istituzioni religiose, associazioni di volontariato, associazioni imprenditoriali… Le attività dell’agricoltura sociale sono molteplici. Le abbiamo raggruppate in quattro aree:

• l’inserimento nel lavoro e l’inclusione sociale attraverso il lavoro (area in cui sono impegnate il 69,1% delle organizzazioni esaminate);

• le attività educative e ludico-ricreative (66,2%);

• i servizi socio-assistenziali (58,8%);

• i servizi socio-sanitari (38,2%).

Solamente il 19% delle organizzazioni sono specializzate in una sola area di attività. Le altre sono impegnate in più di una, e il 14,7% in tutte le aree. I profili di persone svantaggiate a cui l’agricoltura sociale offre supporto e opportunità di inclusione spaziano dalle disabilità mentali e fisiche al disagio minorile e degli anziani, all’alcolismo e la tossicodipendenza. Inoltre viene offerto supporto agli immigrati e rifugiati, ai disoccupati di lungo termine, ai detenuti ed ex detenuti, alle vittime di abusi. Le persone vengono impiegate sia nel lavoro agricolo sia in attività connesse all’agricoltura, dall’ospitalità e ristorazione alla formazione. Il 31% delle organizzazioni sono impegnate nell’inserimento lavorativo degli immigrati e nell’integrazione sociale dei lavoratori extracomunitari, con attività di sostegno alla ricerca e al mantenimento di abitazioni, formazione linguistica, mediazione culturale, assistenza per le pratiche burocratiche, e altre attività formative, sportive, culturali. L’agricoltura sociale è per propria natura e per tradizione attiva nel contesto locale.

Le organizzazioni che ne fanno parte attuano numerose iniziative aperte al territorio: soprattutto eventi culturali e ricreativi, e inoltre azioni di supporto al volontariato, centri culturali e ricreativi, scuole e asili nido, case e alloggi, trasporti.