In Lombardia la maggior quota di imprese che raggiungono un livello alto o molto alto di welfare aziendale

  • È quanto emerge dal Rapporto Welfare Index PMI Lombardia 2023: il 29% delle piccole e medie imprese della regione raggiunge un alto livello di welfare, superando la media nazionale (24,7%), un trend in continua crescita (dal 2016 più che raddoppiato)
  • Le imprese con politiche di welfare più mature attraggono talenti, migliorano il clima aziendale e ottengono anche migliori risultati economici
  • L’evento, presentato nella sede di Generali a Milano, è il primo focus territoriale che dà seguito ai risultati nazionali di Welfare Index PMI e che proseguirà nel corso dei prossimi mesi: a partire da Veneto e Toscana, in vista della presentazione del Rapporto Nazionale a giugno 2024

È iniziato il 6 novembre, nella sede di Generali Tre Torri a Milano, il roadshow dedicato al territorio per diffondere e promuovere la cultura del welfare aziendale tra le aziende di piccole e medie dimensioni, con la presentazione del Rapporto Welfare Index PMI Lombardia 2023. Welfare Index PMI è l’indice che valuta il livello di welfare aziendale nelle piccole e medie imprese ed è promosso da Generali con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio. L’evento è il primo focus territoriale che dà seguito al Rapporto Welfare Index PMI 2022, presentato a Roma lo scorso dicembre.

Barbara Lucini, Responsabile Country Sustainability & Social Responsibility di Generali Italia e Francesco Bardelli, Chief Health & Welfare and Connected Business Development Officer di Generali Italia e CEO di Generali Welion hanno dichiarato: “Oggi il progetto Welfare Index PMI si è evoluto in una nuova fase: con questa iniziativa avviamo un programma nei territori di approfondimento delle realtà del welfare aziendale e di incontro con le autorità locali e con le imprese. È un segno di maturità del progetto, che da sette anni monitora l’evoluzione del welfare aziendale nelle piccole e medie imprese italiane, e che dalla edizione dello scorso anno, con la pubblicazione del position paper “Il contributo del welfare aziendale al rinnovamento del welfare italiano”, promuove la partnership tra istituzioni nazionali, enti locali e imprese per rilanciare i sistemi di welfare e innovare i modelli di servizio”.

Le imprese lombarde sono trainanti sul piano economico, produttivo e sociale

La partecipazione delle imprese lombarde a Welfare Index PMI è particolarmente attiva: all’ultima edizione hanno aderito 1.343 imprese della regione, su un totale di 6.532. Sono lombarde 37 delle 121 Welfare Champion, le best practice premiate dal progetto, e 131 delle 565 Welfare Leader, il livello immediatamente successivo. La forza del sistema produttivo regionale genera il 22.7% del PIL italiano, con 945.000 imprese, 95 ogni mille abitanti, e sono ben 109.000 le imprese che hanno tra i 6 e i 1.000 addetti, comprese nel perimetro di Welfare Index PMI. Una capillarità che rappresenta anche un valore sociale di rilievo: le imprese, infatti, agiscono come soggetti sociali e non solo produttivi, assumendo responsabilità verso l’ecosistema in cui operano – lavoratori, famiglie, comunità nel territorio, consumatori, intermediari e fornitori.

La Lombardia è la regione con la maggiore quota di imprese che raggiungono un livello di welfare alto o molto alto: 29%, cinque punti sopra la media italiana, che si assesta al 24,7%. Una quota che è in continua crescita, ed è più che raddoppiata dal 2016, anno della prima edizione di Welfare Index PMI nazionale, quando la normativa rafforzò gli incentivi alle iniziative di welfare delle aziende.

Per quanto riguarda i territori provinciali, possono essere raggruppati in quattro fasce: l’area centrale metropolitana, Milano e Monza, con la quota maggiore di imprese a elevato livello di welfare (32,9%); la fascia Nord, con Bergamo e Brescia, con quote prossime alla media regionale (29,8%); Varese, Como, Lecco e Sondrio al 27,3%; infine la fascia Sud, costituita dalle province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova, con una quota del 22,5%, vicina alla media italiana.

In Lombardia sono attivi nel welfare aziendale tutti i comparti, con menzione particolare al Terzo Settore, costituito da enti non profit finalizzati all’iniziativa sociale, con ben il 55,3% che raggiunge un elevato livello di welfare, e il settore degli studi e servizi professionali, con una quota al 39,9%. A seguire le quote del commercio e servizi (29,8%), dell’industria (27,9%), dell’agricoltura (26,3%), e delle imprese artigiane (20%).

I fattori di maggior successo – dimensione dell’impresa e cultura aziendale – e l’impatto del welfare sui bilanci

Le aziende lombarde più grandi non dispongono solo di maggiori risorse economiche ma anche di competenze professionali necessarie a gestire le politiche di welfare, oltre ad avere nell’ampiezza del bacino di utenza un fattore di efficienza. La quota di imprese che raggiungono un livello di welfare elevato, che nelle piccole imprese con meno di 10 addetti è del 18%, cresce al 60% in quelle tra 51 e 100 addetti, e all’83,7% in quelle con più di 250 addetti. Si rivela dunque di grande importanza aiutare le piccole aziende ad associarsi e fornire loro servizi comuni per sostenere anche le rispettive politiche sociali.

Il principale fattore di successo, tuttavia, è la cultura aziendale: l’importanza che l’impresa attribuisce alle politiche sociali per i propri obiettivi strategici. Le imprese lombarde sono state segmentate in cinque profili di orientamento: le imprese che considerano il welfare aziendale come un fattore strategico per la sostenibilità dell’impresa ed elemento fondamentale per la propria attrattività nel mercato del lavoro; le imprese che manifestano buona consapevolezza del proprio ruolo sociale ma non hanno ancora sviluppato un’ampia gamma di iniziative; le imprese (33,6%), gestiscono il welfare come una componente del sistema retributivo e premiante; infine, le imprese che si occupano di welfare in modo marginale, per ottemperare a obblighi contrattuali e cogliere opportunità fiscali. Ebbene, tra le imprese del primo profilo, ovvero il welfare aziendale come leva strategica, l’85,8% su cento raggiungono un livello alto o molto alto di impatto sociale, contro il 6% di quelle che gestiscono il welfare come attività marginale.

Le imprese con politiche di welfare più mature attraggono talenti, migliorano il clima aziendale e ottengono anche migliori risultati economici: il rapporto presenta un’analisi sui bilanci 2022 di 535 imprese lombarde partecipanti a Welfare Index PMI. Uno dei più significativi indici di produttività, il margine operativo lordo per addetto, è di 18 mila euro nelle imprese con livello di welfare iniziale e raggiunge 46 mila euro in quelle con livello di welfare elevato. In un periodo difficile come il triennio 2019 – 2022, l’occupazione nelle imprese con livello di welfare iniziale è diminuita mediamente dell’8%, mentre in quelle con livello di welfare elevato è cresciuta del 6%, evidenza del fatto che il welfare aziendale contribuisce a generare risorse e ad attrarre talenti. Inoltre, concorre a determinare i risultati aziendali, migliorando la sostenibilità del business e permettendo dunque di attivare un “circolo virtuoso” tra l’impatto sociale e i risultati economici delle imprese.

Welfare Index PMI: il welfare aziendale è un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese

Welfare Index PMI ha confermato che il welfare aziendale è un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese, da supportare attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato. La fotografia sullo stato del welfare nelle PMI italiane si basa su un modello di analisi elaborato da Innovation Team, organizzato in dieci aree: 1) Previdenza e protezione, 2) Salute e assistenza, 3) Conciliazione vita-lavoro, 4) Sostegno economico ai lavoratori, 5) Sviluppo del capitale umano, 6) Sostegno per educazione e cultura, 7) Diritti, diversità, inclusione, 8) Condizioni lavorative e sicurezza, 9) Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori, 10) Welfare di comunità. In tutti gli ambiti le piccole e media imprese lombarde si assestano al di sopra della media italiana.

Rispetto all’analisi dei fattori critici di successo nella gestione delle politiche di welfare aziendale, ovvero il coinvolgimento dei lavoratori, l’individuazione dei bisogni e la comunicazione, le imprese lombarde con livello elevato di welfare iniziale coinvolgono i lavoratori con incontri e indagini (79,6% contro una media del 33,6%), comunicano in modo completo e sistematico le iniziative (66,7% contro 36,1%), effettuano rilevazioni dei bisogni e della soddisfazione dei loro dipendenti (77% contro 8,8%).

Nel corso dei prossimi mesi, saranno realizzati ulteriori due focus territoriali in Veneto e in Toscana, in attesa di presentare il Rapporto Nazionale Welfare Index 2023 il prossimo giugno.

 

Welfare aziendale e premi di risultato – le novità della legge di bilancio 2024.

Il disegno di legge di bilancio dello Stato per l’anno 2024, presentato dal Ministro dell’economia e delle finanze al Senato, contiene alcune importanti novità sulla disciplina fiscale del welfare aziendale e dei premi di risultato a favore dei lavoratori dipendenti.
In particolare, l’articolo 6 del ddl di bilancio introduce per il 2024 due importanti innovazioni in tema di fringe benefits, ovvero:

– l’incremento della soglia di non imponibilità ai fini delle imposte sui redditi del percettore;
– l’ampliamento del novero delle misure incluse nel regime di esenzione.

La prima novità riguarda l’articolo 51, comma 3 del TUIR, che fissa a 258,23 euro la soglia di non imponibilità dei fringe benefits ricevuti dai lavoratori dipendenti: la legge di bilancio prevede che per il 2024 tale limite sia innalzato a 2mila euro per coloro che hanno figli fiscalmente a carico e a mille euro per gli altri lavoratori dipendenti. Si tratta, a ben vedere, di una disposizione in continuità con quelle del recente passato, considerando che lo stesso limite era già stato transitoriamente elevato a 516,46 euro per gli anni 2020 e 2021 e a 3.000,00 euro per il 2022 e il 2023 (in quest’ultimo caso soltanto per i lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico).
Anche il secondo intervento risulta in linea con le politiche di rafforzamento degli strumenti di welfare aziendale perseguite negli ultimi anni. Vengono infatti incluse nel novero dei fringe benefits le somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro ai propri dipendenti relativamente:

al pagamento delle utenze domestiche (servizio idrico integrato, energia elettrica, gas naturale);
– alle spese per l’affitto della prima casa;
– agli interessi passivi sul mutuo per l’acquisto della prima casa.

Se l’inclusione delle spese relative alle utenze riproduce un’analoga misura varata per il 2022 e il 2023, l’inserimento degli oneri per il godimento del bene prima casa rappresenta una assoluta e apprezzabile novità, che può contribuire all’ulteriore diffusione del welfare aziendale.

Merita, infine, menzione il successivo articolo 7 del ddl di bilancio, che anche per il 2024 conferma al 5% il valore dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività erogati ai lavoratori dipendenti.
In buona sostanza, quindi, viene previsto un generale rafforzamento degli strumenti di welfare aziendale per il 2024, in attesa dell’attuazione della delega per la riforma fiscale, che dovrà definirne a regime la disciplina tributaria.

Andrea Dili
Dottore Commercialista, esperto di Welfare Index PMI

“Le imprese lombarde, un’esperienza avanzata di welfare aziendale”. L’articolo di Enea Dallaglio, Direttore di ricerca Welfare Index PMI

Con l’evento del 6 novembre 2023 presso la Torre Generali a Milano, nel quale abbiamo presentato il primo rapporto sul welfare aziendale in Lombardia, il progetto Welfare Index PMI è entrato in una nuova fase. Oltre a proseguire le attività di ricerca per il rapporto nazionale, che assume cadenza biennale, intendiamo promuovere il welfare aziendale con le analisi locali, incontrando le autorità regionali e le imprese del territorio. Già stiamo preparando le due prossime iniziative, all’inizio del nuovo anno, in Veneto e Toscana.

Questa evoluzione è un segno di maturità del progetto, che fa seguito alla pubblicazione, nel 2022, del position paper “Il contributo del welfare aziendale al rinnovamento del welfare italiano”.
Le esperienze che da sette anni stiamo monitorando hanno infatti acquisito un valore che supera i confini strettamente aziendali, proponendosi come contributo al rilancio dei sistemi di welfare del nostro Paese e sollecitando una partnership tra le istituzioni e le imprese. Il welfare italiano è in gran parte gestito dalle regioni e dagli enti locali, è dunque nel territorio che dobbiamo promuovere questo approccio di collaborazione e sussidiarietà.

Inoltre, la decisione di portare Welfare Index PMI nel territorio si propone lo scopo di incontrare le imprese in modo più ampio e diretto, come è accaduto con l’evento di Milano al quale hanno partecipato, con numerose altre, le 37 Welfare Champion lombarde. Una rappresentanza delle tantissime imprese di questa regione partecipanti al progetto: oltre 1.300, su un totale in Italia di 6.500.

La scelta di partire dalla Lombardia non è casuale. Infatti, le imprese lombarde sono trainanti non solo sul piano economico e produttivo, ma anche sotto il profilo sociale

Com’è noto, Welfare Index PMI elabora un indice che misura il livello di welfare delle aziende e permette di classificarle su una scala omogenea. La Lombardia è la regione con la maggiore quota di imprese che raggiungono un livello di welfare alto o molto alto: 29%, cinque punti sopra la media italiana.

Ma il rapporto non fornisce solo indici di misurazione. Una parte significativa è l’analisi dei fattori critici di successo del welfare aziendale, e di come questi si correlino al profilo strategico delle imprese. Queste si distinguono non solo per l’ampiezza dei servizi offerti ai dipendenti ma per la capacità di gestire e valorizzare le politiche di welfare: la proattività (ovvero quanto le iniziative sono progettate autonomamente dall’azienda e non solo in esecuzione delle disposizioni contrattuali), il coinvolgimento dei lavoratori, la rilevazione dei bisogni, la verifica del gradimento e dell’utilità dei servizi adottati. Ancor più determinante è la cultura sociale dell’impresa, identificabile con l’importanza che assumono le politiche sociali e di welfare nella strategia aziendale.

Abbiamo segmentato le imprese in cinque profili, e di ognuno abbiamo misurato i risultati in termini di impatto sociale.
Il primo profilo è costituito da quelle che considerano il welfare aziendale come un fattore strategico per la sostenibilità dell’impresa: negli ultimi anni sono molto aumentate in Lombardia, raggiungendo il 18% del totale. Un secondo gruppo comprende quelle (22% del totale) che manifestano buona consapevolezza del proprio ruolo sociale, ma non hanno ancora sviluppato un’ampia gamma di iniziative. La maggioranza delle imprese (33,6%) gestiscono il welfare come una componente del sistema retributivo e premiante: il loro impegno è importante ma settoriale. Infine, le imprese che si occupano di welfare in modo marginale, per ottemperare a obblighi contrattuali e cogliere opportunità fiscali: queste sono il 26% e diminuiscono ogni anno. Ebbene, tra le imprese del primo profilo (welfare aziendale come leva strategica), 86 su cento raggiungono un livello alto o molto alto di impatto sociale, contro il 6% di quelle che gestiscono il welfare come attività marginale. Gli altri due gruppi si collocano, per impatto sociale, in una posizione mediana.

Le imprese con politiche di welfare più mature ottengono anche migliori risultati di business: produttività, redditività, crescita del fatturato e dell’occupazione. Abbiamo analizzato i bilanci 2022 di più di 500 imprese lombarde partecipanti a Welfare Index PMI, e correlato le misure di welfare con le performance economiche. Prendiamo per esempio una misura di produttività come il margine operativo lordo per addetto: è di 46 mila euro nelle imprese con livello di welfare elevato, più che doppio rispetto alle imprese a livello iniziale (18 mila euro). Quanto all’occupazione, in un periodo difficile come il triennio 2019 – 2022 essa è cresciuta mediamente del 6% nelle imprese con livello di welfare elevato, mentre in quelle a livello iniziale diminuiva dell’8%.

Chiariamolo bene: noi non sosteniamo che il welfare aziendale determini i risultati dell’impresa. Pensiamo che contribuisca a gestire l’azienda in modo lungimirante, integrando gli obiettivi e le leve tradizionali di business con gli obiettivi e le azioni che permettono di migliorare il benessere delle comunità con cui l’azienda interagisce: i lavoratori e le loro famiglie, le comunità nel territorio, le aziende dell’indotto, ovviamente gli intermediari e i clienti. E non ci stupisce che tutto ciò produca effetti positivi sui risultati aziendali.

Il welfare aziendale permette dunque di attivare un circolo virtuoso tra l’impatto sociale e i risultati economici delle imprese

A mio avviso questo è il suo principale carattere innovativo, perché configura un modello di welfare che non si limita a distribuire risorse ma contribuisce a generarle. 

Una recente ricerca di Cerved – Innovation Team stima in circa 800 miliardi la spesa complessiva di welfare pubblico e privato in Italia: per l’80% spesa pubblica, per il 17% a carico diretto delle famiglie e 3% spesa privata collettiva e aziendale. La prospettiva è chiara: in uno scenario caratterizzato dalla debolezza del PIL e dalla stagnazione dei redditi, né la spesa pubblica né quella familiare sono in grado di crescere. La componente più piccola del sistema, il welfare aziendale, è invece in grado di accrescere notevolmente il proprio contributo.

Ma non è questo l’unico apporto del welfare aziendale. Le imprese, per la vicinanza che hanno alle famiglie, sono in grado di individuarne i bisogni e sviluppare soluzioni puntuali e facilmente accessibili. Scorrete, per favore, le storie aziendali pubblicate nel sito e nei rapporti Welfare Index PMI: vi troverete una grande ricchezza di iniziative originali e innovative, basate sulla prossimità. Dunque, nel panorama del nostro sistema di welfare, il welfare aziendale è un fattore agile di innovazione dei modelli di servizio.

Ed è un fattore di equità sociale. Il fatto che una quota importante della spesa di welfare sia a carico diretto delle famiglie genera infatti sperequazioni. Prendiamo, per esempio, la spesa familiare per la salute in Lombardia: essa incide maggiormente sul bilancio delle famiglie più povere (6,7% del reddito) che sulle famiglie affluenti (3,7%). Il welfare aziendale contribuisce all’equità trasformando la spesa individuale in collettiva, trasferendola dalle famiglie alle imprese, e facendo in modo che le famiglie meno abbienti non siano escluse da prestazioni essenziali.

La Lombardia può dunque contare sul proprio robusto sistema di imprese e sul loro impegno sociale per arricchire le proprie capacità di welfare.

Sono presenti in regione 945 mila imprese, 95 ogni mille abitanti. Le PMI della fascia da 6 a 1.000 addetti, oggetto della nostra indagine, sono 109 mila. Pensate, con questa diffusione nel territorio, quale impatto sociale potrebbe avere una strategia, incoraggiata e coordinata dalle istituzioni pubbliche, di rinnovamento del sistema di welfare facendo leva sulle imprese.

Il Rapporto Lombardia 2023 inquadra le iniziative di welfare aziendale nel contesto sociale della regione. Grazie al dinamismo delle imprese, i livelli di occupazione e di mobilità sociale sono molto migliori della media italiana. Inoltre, la regione dispone di servizi di livello europeo, soprattutto nel sistema ospedaliero e in quello scolastico e universitario. Eppure, anche la Lombardia fronteggia sfide sociali che si vanno aggravando, dalla povertà alle difficoltà di inserimento per i giovani, al deperimento delle capacità di prestazione nel sistema sanitario e in quello assistenziale.

Il 35% delle imprese lombarde sono attive in ambito sanitario. Dalle nostre indagini sulle famiglie emergono due esigenze principali: da un lato rendere più accessibili le prestazioni, eliminando le barriere economiche e le liste d’attesa che limitano il diritto alla salute; dall’altro disporre di una maggiore qualità dei servizi, per ricevere un’assistenza personale e continua e non solo cura ma prevenzione. Cresce inoltre la domanda di assistenza domiciliare qualificata per gli anziani. Sono sfide che il welfare aziendale può contribuire ad affrontare in modo efficace.

Veniamo alle pari opportunità. Anche in Lombardia il gender gap resta elevato, soprattutto nelle opportunità di carriera. Ma esaminiamo l’impatto del welfare aziendale sulla presenza di donne nelle posizioni di responsabilità: la loro quota è del 25% nelle aziende a livello di welfare iniziale e sale al 38% nelle aziende con un welfare evoluto. Il welfare aziendale può dunque fare molto per l’affermazione professionale delle donne, con misure di flessibilità che favoriscano la conciliazione tra le esigenze di vita familiare e il lavoro, offrendo servizi per la cura dei figli, diffondendo culture aziendali capaci di valorizzare la diversità.

Anche in Lombardia è necessario rilanciare l’ascensore sociale per le giovani generazioni. I NEET, persone che non studiano e non lavorano, sono il 13% delle persone sotto i 30 anni; il tasso di abbandono scolastico prima del conseguimento di un diploma è del 9,9%; solo il 32% arrivano alla laurea: indici regionali migliori di quelli nazionali ma non per questo accettabili. Le aziende possono affrontare queste sfide aiutando le famiglie a sostenere il percorso di istruzione dei figli. È l’area più nuova del welfare aziendale, nella quale sono attive sinora poco più del 13% delle imprese lombarde.

Sulla previdenza integrativa si gioca una partita importante, per evitare un futuro di anziani poveri. Solo il 38% dei lavoratori in Lombardia sono iscritti ai fondi pensione integrativi, una media di poco superiore a quella nazionale. Il welfare aziendale offre soluzioni di previdenza complementare, ma può fare molto di più agendo sull’informazione per accrescere la consapevolezza previdenziale dei lavoratori e diffondendo servizi per supportare le scelte di pianificazione previdenziale.

Concludiamo col tema della fragilità sociale. Non si tratta solo della povertà, che pure è presente in Lombardia, dove 660 mila famiglie (15% del totale) sono in condizione di povertà relativa o a rischio di povertà. La vulnerabilità dipende non solo dal reddito ma anche da fattori come i figli a carico o gli anziani da assistere. L’inflazione di questi anni ha fortemente peggiorato il tenore di vita delle famiglie più vulnerabili, che per il 43% dei casi sono famiglie di lavoratori dipendenti, quindi raggiungibili dalle aziende. Possiamo pensare, anche utilizzando i fringe benefit messi a disposizione dalle recenti leggi, a una nuova generazione di politiche di sostegno sociale gestite dalle aziende in modo efficiente e non dispersivo, ovvero mirate a chi ne ha veramente bisogno?

Il Novecento ci ha lasciato in eredità valori irrinunciabili, tra questi il welfare state. Ma alcuni principi che lo organizzano sono da tempo in crisi, come l’idea che spetti alle aziende produrre ricchezza, allo stato e solo allo stato distribuirla per garantire il benessere e la coesione sociale. A quest’idea si affiancò, a partire dagli anni ’80, il paradigma della complementarietà, che affida al welfare pubblico la prestazione di servizi universali e a soluzioni private il compito di integrarli a vantaggio di chi ha maggiori possibilità. Oggi i sistemi pubblici restano fondamentali, a garanzia dei diritti di tutti; ma dobbiamo riconoscere che per motivi irreversibili, legati all’invecchiamento demografico e alle difficoltà di bilancio, il carattere universalistico delle prestazioni pubbliche si sta sgretolando, provocando l’esclusione di fatto di molti cittadini da prestazioni essenziali. A me pare che in futuro sarà sempre più necessario affidarsi a un nuovo paradigma dall’origine antica, quello della sussidiarietà, nel quale le imprese agiscono come soggetti sociali oltre che economici, aggregando le comunità e agendo in prima istanza per fornire, nel modo più efficiente, servizi essenziali per il benessere delle famiglie. Ma di tutto ciò discuteremo a lungo.

Quel che è certo è che, grazie all’iniziativa di welfare delle imprese, la Lombardia si propone come laboratorio di innovazione sociale.

di Enea Dallaglio, Partner MBS Consulting, Direttore di ricerca Welfare Index PMI

 

 

“Il nuovo welfare si genera nel territorio”. L’articolo di Enea Dallaglio, Direttore di ricerca Welfare Index PMI

Il welfare pubblico è gestito in larga misura dalle regioni e dagli enti locali, ed è a questo livello che occorre promuovere una più approfondita conoscenza delle esperienze aziendali, la condivisione di obiettivi e progetti, la partnership tra istituzioni e imprese.

È un momento importante per la coesione sociale nel nostro Paese. La stagnazione dei redditi e l’inflazione hanno impoverito le famiglie, mentre prosegue il deperimento delle capacità di prestazione di molti servizi fondamentali: dalla salute all’assistenza, dalla previdenza all’istruzione. Ma ci sono anche importanti notizie positive, per esempio gli investimenti del PNRR nell’innovazione dei servizi pubblici. E tra le più positive segnaliamo la consapevolezza del proprio ruolo sociale raggiunta dalle imprese e l’estensione delle iniziative del welfare aziendale, molte delle quali configurano una innovazione dei modelli di servizio.

Oggi il welfare aziendale è in grado di contribuire in modo rilevante al rinnovamento generale del welfare italiano, e la scelta di portare il progetto Welfare Index PMI nel territorio ha lo scopo di favorire questa prospettiva. Il nostro welfare pubblico, infatti, è gestito in larga misura dalle regioni e dagli enti locali, ed è a questo livello che occorre promuovere una più approfondita conoscenza delle esperienze aziendali, la condivisione di obiettivi e progetti, la partnership tra istituzioni e imprese.

Il progetto di Welfare Index PMI per i territori

Il 6 novembre 2023, presso la Torre Generali a Milano, sarà presentato il primo rapporto sul welfare aziendale in Lombardia. Inizia in questo modo una nuova fase del progetto Welfare Index PMI che avvia un’azione per promuovere il welfare aziendale con focus analitici territoriali e incontri con le autorità e le imprese. Dopo la Lombardia seguiranno analoghe iniziative in altre regioni e aree.
Il Rapporto Lombardia 2023 sosterrà questa prospettiva esaminando il contesto sociale della regione e le sfide principali da affrontare, misurando l’impatto sociale ottenuto dalle iniziative delle imprese, presentando proposte per fare del welfare aziendale il nucleo di un nuovo welfare di comunità.

di Enea Dallaglio, Partner MBS Consulting, Direttore di ricerca Welfare Index PMI