Welfare Index PMI, il racconto fotografico dell’evento del 28 marzo 2017

Martedì 28 marzo 2017, nella cornice dell’Aula 200 della LUISS Guido Carli, WelfareIndexPMI 2017 ha premiato le migliori storie di Welfare Aziendale in Italia: il racconto fotografico della nostra giornata.

 

Lucia Sciacca racconta il rating Welfare Index PMI e i 22 Welfare Champion

Quest’anno Welfare Index PMI ha introdotto un’importante novità: il Rating Welfare Index PMI, uno strumento che permette alle imprese di comunicare il proprio livello di welfare in modo più semplice e immediato, facendo diventare il welfare aziendale un vantaggio competitivo, oltre che a stimolare un percorso di crescita.

Tutte le imprese partecipanti all’indagine sono state classificate con un valore crescente da 1W a 5W, sulla base dell’ampiezza e del contenuto delle iniziative, dell’originalità e delle politiche di welfare.

5W – Welfare Champion (ampiezza molto rilevante, almeno 8 aree, intensità elevate)
4W – Welfare Leader (ampiezza rilevante, almeno 6 aree, discreta intensità)
3W – Welfare Promoter (ampiezza superiore alla media, almeno 5 aree, più di una iniziativa per area)
2W – Welfare Supporter (ampiezza media, attive in almeno 3/4 aree)
1W – Welfare Accredited (welfare in fase iniziale, attive in meno di 3 aree)

Sono 22 le aziende che hanno ottenuto le 5W: storie d’eccellenza, ovvero aziende che hanno attuato un ampio ventaglio di iniziative per il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, con soluzioni originali: Acli Servizi Trentino, Agrimad, Fungar, Natura Iblea, Baobab Cooperativa Sociale Onlus, Castel, Colorificio San Marco, Consorzio Agrario Adriatico, Consorzio Farsi Prossimo, Conte Vistarino, Ecosviluppo, Gas Rimini, Il Piccolo Principe Onlus, il Pugno Aperto Società Cooperativa Sociale, La Nuvola Onlus, Monnalisa, Siropack Italia, Sonzogni Camme, Stranaidea Onlus, Thun Logistic, Vesti Solidale Onlus, 3C Catene.

Nel video Lucia Sciacca, direttore Comunicazione e Social Responsibility di Generali Italia, racconta questo nuovo servizio per le imprese: il Rating Welfare Index PMI, che permette di comunicare il livello di welfare di ogni impresa e che l’imprenditore potrà utilizzare anche all’esterno per comunicare il livello dei servizi offerti ai propri collaboratori.

Marco Sesana: “Una priorità diffondere la cultura del welfare nel nostro Paese”

L’intervista a Marco Sesana, Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia, durante l’evento di presentazione del Rapporto 2017 e del primo Rating Welfare Index PMI che si è svolto ieri, Martedì 28 Marzo presso la LUISS Guido Carli a Roma, alla presenza anche del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti.

Durante la giornata Sesana ha dichiarato: “Il welfare aziendale è una priorità strategica per Generali Italia, innanzitutto per i nostri oltre 14mila dipendenti, per i quali nel tempo abbiamo costruito un’articolata serie di servizi, dalla previdenza complementare alla sanità integrativa, ai flexible benefits. Un’esperienza che mettiamo a disposizione di tutte le aziende nostre clienti, in particolare le piccole e medie imprese, grazie alla presenza capillare della nostra rete sul territorio”.

Welfare Index PMI – ha proseguito – costituisce la naturale evoluzione di questo modello poiché si propone in collaborazione con le Confederazioni, di diffondere questa cultura nel nostro Paese, con i numerosi vantaggi che ne derivano per l’impresa e i lavoratori.”

Rassegna stampa del 29 marzo 2017: Rapporto 2017 e primo Rating Welfare Index PMI

Per raccontare l’evento di presentazione del Rapporto 2017 e del primo Rating Welfare Index PMI sono stati pubblicati: 42 articoli, 5 passaggi video, 9 post e 8 video sulla pagina Facebook Welfare Index PMI.

L’evento è stato coperto anche con una diretta Facebook live che ha raggiunto 20.000 utenti, che si aggiungono ai 400 presenti in sala.

Di seguito potete scaricare la rassegna stampa e TV di Welfare Index PMI del 29 marzo 2017:

Rassegna Italia – 29.3.2017

Rassegna Giornali Locali Italia – 29.3.2017

Audio-Video – 29.3.2017

AGGIORNAMENTI:

Rassegna stampa – 29-30.3.2017

Rassegna stampa – 30.3.2017

Rassegna stampa siti news – 28-29.3.2017

Welfare Index PMI 2017: il circolo virtuoso del welfare aziendale

Tra le 12 aree di welfare aziendale crescono le iniziative legate a: sanità integrativa, conciliazione vita-lavoro, sostegno alla maternità, attività per il territorio, ma anche per la cultura e per il tempo libero.

  • In un anno raddoppiano le imprese molto attive nel welfare aziendale (18,3%). Il 40% delle Pmi è attivo in almeno quattro aree
  • Fidelizzazione e soddisfazione dei dipendenti, i risultati del welfare aziendale
  • Per lo sviluppo futuro del welfare sono necessarie più informazione e alleanze tra imprese
  • Assegnato a 22 aziende il Rating 5W: i “Champion” nel welfare attivi almeno in 8 aree: clicca qui per leggere le storie delle realtà premiate

Le piccole e medie imprese sono sempre più attente al welfare aziendale per il benessere dei dipendenti. Sanità integrativa, conciliazione vita-lavoro, sostegno alla maternità, iniziative sul territorio, ma anche attività per il tempo libero e la cultura. Queste sono le aree del welfare cresciute più velocemente nell’ultimo anno.

I fattori chiave per la futura crescita del welfare nelle piccole e medie imprese italiane sono la conoscenza delle norme, degli incentivi e degli strumenti del welfare aziendale, insieme alla possibilità di aggregarsi in rete di impresa. E’ quanto emerge dal Rapporto 2017 – Welfare Index PMI,  promosso da Generali Italia con la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni), che per il secondo anno ha analizzato il livello di welfare in 3.422 PMI italiane (+60% rispetto al 2016).

Lo studio è stato presentato oggi all’Università Luiss di Roma a una platea di imprenditori, rappresentanti delle istituzioni, docenti e studenti, ed è stato commentato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, da Marco Sesana, Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia, Alberto Baban, Presidente Piccola Industria Confindustria, Mario Guidi, Presidente Confagricoltura, Cesare Fumagalli, Segretario Generale Confartigianato Imprese e Gaetano Stella, Presidente Confprofessioni.

“Il welfare aziendale è una priorità strategica per Generali Italia, innanzitutto per i nostri oltre 14 mila dipendenti, per i quali nel tempo abbiamo costruito un’articolata serie di servizi, dalla previdenza complementare alla sanità integrativa, ai flexible benefits.  Un’esperienza che mettiamo a disposizione di tutte le aziende nostre clienti, in particolare le piccole e medie imprese, grazie alla presenza capillare della nostra rete sul territorio”, ha dichiarato Marco Sesana, Country Manager e Amministratore delegato di Generali Italia. “Welfare Index Pmi costituisce la naturale evoluzione di questo modello, poiché si propone, in collaborazione con le Confederazioni, di diffondere questa cultura nel nostro paese, con i numerosi vantaggi che ne derivano per l’impresa e i lavoratori”.

Il RAPPORTO 2017 – WELFARE INDEX PMI

Welfare Index PMI ha monitorato le iniziative delle imprese in dodici aree (previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza, polizze assicurative, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico, formazione, cultura e tempo libero, sostegno ai soggetti deboli, sicurezza e prevenzione, welfare allargato al territorio e alle comunità).

Le protagoniste della crescita sono state le imprese già attive, cioè quelle che avevano avviato piani di welfare aziendale anche negli anni precedenti. In particolare, le imprese molto attive, che attuano iniziative in almeno sei aree, sono quasi raddoppiate: 18,3% del totale rispetto al 9,8% del 2016.

Le aree che sono cresciute di più rispetto allo scorso anno sono:

  • la sanità integrativa (47% delle Pmi ha realizzato almeno un’iniziativa, rispetto al 39% del 2016)
  • la conciliazione vita-lavoro (31% aziende attive, rispetto al 22%), con iniziative di flessibilità dell’orario e dell’organizzazione del lavoro (lavoro a distanza, estensione congedi maternità e paternità)
  • welfare allargato al territorio (23% aziende attive, rispetto al 15%), dove spiccano i contributi alle comunità locali per attività di volontariato e centri ricreativi, che le Pmi hanno un forte legame con il loro territorio
  • cultura, ricreazione e tempo libero (5% delle aziende attive, rispetto al 3%), con incentivi per i dipendenti per eventi culturali e tempo libero (convenzioni con palestre, abbonamenti o biglietteria per cinema e spettacoli, formazione extraprofessionale – musica, teatro, fotografia)

Tra le altre aree rimane stabile, ma di fondamentale importanza, la previdenza integrativa: il 40% delle imprese intervistate ha dichiarato di avere attuato iniziative per integrare le prestazioni del sistema pensionistico a favore dei propri dipendenti.

Tuttavia, l’indagine evidenzia che la maggior parte delle Pmi sta ancora muovendo i primi passi nel welfare aziendale: il 58% ha iniziative in non più di tre aree, a dimostrazione che il welfare aziendale si sta sviluppando in modo graduale.

L’area geografica non è significativa, determinante è la dimensione delle imprese

Come nella scorsa edizione, non c’è una differenza significativa a livello geografico: la diffusione territoriale delle iniziative non cambia tra Nord, Centro e Sud. Ad esempio, la sanità integrativa è stata adottata da almeno una Pmi nel 35,6% a Nord, nel 34,3% al Centro e nel 33,5% al Sud.
Quello che differenzia molto il tasso di iniziative di welfare è la dimensione aziendale. Sempre sulla sanità integrativa, si passa dal 23,7% delle imprese con meno di 10 addetti, fino al 72,4% delle imprese dai 100 fino al 250 addetti. Ciò significa che le Pmi hanno il problema di come strutturare le iniziative di welfare su una popolazione minima di lavoratori in azienda. Non è solo un tema di risorse, ma anche di informazioni disponibili e di competenze interne.

Fattori chiave di successo: la conoscenza degli strumenti e le alleanze tra imprese

Il principale fattore di successo dell’adozione di misure di welfare aziendale è la conoscenza, ovvero l’informazione sulle norme, sulle opportunità fiscali e sugli strumenti di welfare, come i flexible benefits: solo due aziende su 10 hanno una conoscenza precisa delle regole e degli incentivi del welfare aziendale, e sono le più attive.
Le alleanze e le reti d’impresa sono la via che permette alle Pmi di raggiungere la massa critica. Nel 22% dei casi, le aziende più attive si sono associate con atre imprese o hanno utilizzato servizi comuni di tipo associativo.

Risultati del welfare aziendale: migliora la soddisfazione e fidelizzazione dei lavoratori

Welfare Index PMI ha chiesto alle Pmi l’obiettivo per cui adottano iniziative di welfare aziendale e quali sono stati i risultati. La maggior parte (50,7%) ha dichiarato che lo scopo principale è migliorare la soddisfazione dei lavoratori e il clima aziendale. Il 16% la fidelizzazione e la produttività del lavoro. Sul primo obiettivo, il 71% delle imprese molto attive (in almeno 6 aree) ha dichiarato di aver già ottenuto risultati positivi e di attendersi ulteriori miglioramenti nel lungo periodo.

3.422 imprese dei 5 settori produttivi e terzo settore

La ricerca, realizzata da Innovation Team – Gruppo Mbs Consulting, giunta alla seconda edizione, è stata condotta su un campione di 3.422 Pmi, il 60% in più rispetto allo scorso anno (2.140 imprese nel 2016). In particolare, è stata monitorata la crescita del welfare aziendale nel 2016, anno fondamentale per il welfare, grazie a nuove norme che hanno introdotto importanti incentivi alle iniziative delle imprese.  Rispetto alla prima edizione, l’indagine è stata allargata a 5 settori produttivi (lo scorso anno erano 3): industria, commercio e servizi, agricoltura, artigianato, studi e servizi professionali, più il terzo settore.

RATING WELFARE INDEX PMI E LE AZIENDE PREMIATE

Quest’anno Welfare Index PMI ha introdotto un’importante novità: il Rating Welfare Index PMI, uno strumento che permette alle imprese di comunicare il proprio livello di welfare in modo più semplice e immediato, facendo diventare il welfare aziendale un vantaggio competitivo, oltre che a stimolare un percorso di crescita.

Tutte le imprese partecipanti all’indagine sono state classificate con un valore crescente da 1W a 5W, sulla base dell’ampiezza e del contenuto delle iniziative, dell’originalità e delle politiche di welfare.

5W – Welfare Champion (ampiezza molto rilevante, almeno 8 aree, intensità elevate)
4W – Welfare Leader (ampiezza rilevante, almeno 6 aree, discreta intensità)
3W – Welfare Promoter (ampiezza superiore alla media, almeno 5 aree, più di una iniziativa per area)
2W – Welfare Supporter (ampiezza media, attive in almeno 3/4 aree)
1W – Welfare Accredited (welfare in fase iniziale, attive in meno di 3 aree)

Sono 22 le aziende che hanno ottenuto le 5W: storie d’eccellenza, ovvero aziende che hanno attuato un ampio ventaglio di iniziative per il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, con soluzioni originali: Acli Servizi Trentino, Agrimad, Fungar, Natura Iblea, Baobab Cooperativa Sociale Onlus, Castel, Colorificio San Marco, Consorzio Agrario Adriatico, Consorzio Farsi Prossimo, Conte Vistarino, Ecosviluppo, Gas Rimini, Il Piccolo Principe Onlus, il Pugno Aperto Società Cooperativa Sociale, La Nuvola Onlus, Monnalisa, Siropack Italia, Sonzogni Camme, Stranaidea Onlus, Thun Logistic, Vesti Solidale Onlus, 3C Catene.


Durante l’evento, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono state premiate le migliori storie di welfare per ogni settore:

Per l’industria, la caratteristica delle azioni di welfare è stata la pianificazione e ampiezza delle soluzioni (accordi integrativi, sistemi di flexible benefit e una fruizione personalizzata dei servizi). I premiati:
1. Sonzogni Camme, “Orario di lavoro a misura d’uomo”;
2. Colorificio San Marco, “La spesa etica si fa in ufficio”;
3. Siropack Italia, “Tutti a scuola”.

Per il commercio e i servizi, le iniziative per favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e vita familiare. I premiati:
1. Gruppo Società Gas Rimini, “Il mercatino a portata di ufficio”;
2. Thun Logistics, “L’ambiente di lavoro comincia dagli spazi”;
3. Consorzio Agrario Adriatico, “La salute prima di tutto”.

Per l’agricoltura, le iniziative di attenzione al territorio, l’impegno ad aggregare le comunità e a sostenere le imprese più deboli:
1. Fungar, “Nuovi cittadini, bisogni da risolvere insieme”;
2. Agrimad, “La comunità al centro dell’impresa”;
3. Conte Vistarino, “Coltivare le persone”

Per l’artigianato, i progetti per la tutela della sicurezza e del benessere dei dipendenti, come fattore di successo dell’impresa. I premiati:
1. 3C Catene “Il merito val bene un bonus”;
2. Gruppo C.I.A. “L’importanza della squadra”;
3. Sartori Costruzioni, “Costruire benessere”.

Nella categoria Studi e servizi professionali, per l’impegno nella cultura e nella formazione dei collaboratori e una flessibilità del lavoro a tutela delle dipendenti. Sono stati premiati:
1. ACLI Servizi Trentino, “Esigenze di ciascuno, opportunità per tutti”;
2. Studio Piermassimo Aversano, “Il tempo delle donne”;
3. Studio Tommaso Sila, Microcredito macrorisultati.

Inoltre, sono state assegnate quattro menzioni speciali:

  • Valore Donna a Monnalisa, per le iniziative per il sostegno della maternità e alle esigenze del lavoro femminile, “L’impresa vicina alla famiglia”
  • Integrazione Sociale a Natura Iblea, per l’inserimento di persone immigrate con iniziative di mediazione culturale e sostegno, “Uomini e ambiente: il valore è nel rispetto”, che riceve la medaglia della Presidenza del Consiglio
  • Terzo Settore a Ecosviluppo Onlus, per l’impegno ambientale e sostegno all’inserimento sociale dei soggetti deboli, “Insieme per costruire nuovi progetti di vita”
  • Agricoltura Sociale a Dopo di Noi, per i progetti di inclusione lavorativa e sociale dei disabili e delle persone a rischio di emarginazione, “Il valore di abilità diverse”

Intervista di Welfare Index PMI a Cristina Calabrese, Amministratore delegato di Key2people

Quale ruolo gioca il welfare per attrarre e trattenere i talenti in azienda? Risponde Cristina Calabrese, amministratore delegato di Key2people e membro del Comitato Guida di Welfare Index PMI.

Qual è la mission di Key2people ?
Key2people è una società fondata nel 2001, è la prima società italiana indipendente del mercato ed è la terza in assoluto in Italia nell’ambito dell’executive search, fare executive search oggi vuol dire per noi ricoprire il ruolo di advisor delle imprese, dei CEO e degli imprenditori nella valorizzazione del capitale umano nella fase di ricambio della classe dirigente. Oggi siamo riconosciuti come interlocutori autorevoli sia dalle grandi multinazionali italiane e straniere, sia dalle medie aziende imprenditoriali.

Lei si occupa principalmente di selezione del personale ha quindi un punto d’osservazione privilegiato. Può raccontarci come sta cambiando in questi anni il mondo dell’impresa italiana?
Stiamo sicuramente vivendo un momento di evoluzione imposto da almeno 3 grandi fenomeni: la crisi profonda che ha generato da un lato ridondanza di management, dall’altro bisogno di competenze di ristrutturazione, di sviluppo nuovi mercati internazionali, sviluppo nuovi prodotti, innescando ricambio della classe dirigente. La competizione internazionale: l’inesorabilità dei mercati globali ha infatti richiesto professionalità diverse, spesso favorendo il passaggio tra diversi comparti. E, la trasformazione digitale che ha imposto l’ingresso anche nelle piccole e medie imprese di giovani con profili del tutto nuovi, e nuove aspirazioni e bisogni.

Sta quindi cambiando anche in Italia la relazione tra azienda e dipendente?
Questo fenomeno è legato soprattutto all’ingresso di queste nuove professionalità digitali che generano all’interno del sistema un cambiamento inevitabile e hanno registrato un significativo trend di assorbimento. Basti pensare che il 30% delle assunzioni nel 2016 ha riguardato proprio le professioni digitali.

In che modo la nuova generazione dei millenials può cambiare il sistema delle imprese italiane?
Le nuove generazioni dimostrano una sensibilità più alta al bilanciamento lavoro/ vita personale/ sistema sociale. I millenials guardano alle opportunità di lavoro basate non solo su retribuzione e carriera.

La molla che oggi spinge un giovane a scegliere un’azienda è prima di tutto valoriale. I millenials si chiedono, ad esempio, quanto un’azienda è ecologica, come affronta il tema della sostenibilità, quale sostegno al proprio progetto di vita riceverà, come la propria formazione di professionista uscirà rafforzata dall’esperienza in azienda che per definizione viene percepita come temporanea. Alla base sta la condivisone di valori e progetti.

Quindi sarà sempre più importante per le imprese saper sviluppare e offrire complessi sistemi di welfare?
È fondamentale e lo sarà sempre di più. Sia per l’ingresso delle nuove professionalità sia per poter essere attrattivi verso manager internazionali. All’estero le aziende offrono pacchetti di welfare significativi che, in Italia non sono ancora così diffusi. Per attrarre questo mangement occorre essere competitivi. Non sono disposti a rinunciarvi e questo vale anche per gli italiani di rientro. Tutto ciò impone un’accelerazione. Per un’azienda quindi sviluppare servizi di welfare vuol dire generare sistemi sia di attrazione che di retention delle proprie risorse chiave.

Perché ha deciso di aderire al progetto Welfare Index PMI?
La vocazione di Key2people non è soltanto trovare la figura professionale più adatta alla posizione aperta, ma più ambiziosamente contribuire al cambio manageriale e culturale di tutto il sistema. Siamo convinti che mettere le persone giuste al posto giusto generi valore economico e anche etico. È una sfida necessaria, anche perché oggi sono cambiate le leve della competitività e in un Paese dove il tessuto della media impresa è fortissimo abbiamo un lavoro molto affascinante e strategico da compiere tutti insieme.

Le aree di azione del welfare aziendale: tendenze in atto e opportunità per le PMI

La perdurante crisi sociale ed economica, a cui assistiamo oggi in Italia, costringe la maggior parte delle aziende a rivedere i propri costi e a tagliare molti servizi. In quest’ottica, le aziende più accorte, per non essere costrette a drastici tagli del personale, cercano strade alternative per coniugare una politica di riduzione dei costi con il benessere dei propri dipendenti.

Una di queste strade è sicuramente quella del welfare aziendale, rappresentato da quell’insieme di incentivi e servizi che l’impresa fornisce ai propri dipendenti per migliorare la qualità delle loro vite e garantire, al tempo stesso, un incremento della produttività aziendale.

Le iniziative che le aziende possono intraprendere in termini di welfare aziendale possono riguardare diverse aree d’azione, mappate nel Rapporto Welfare Index PMI. Nell’edizione 2017 la ricerca ne individua 12.

1. PREVIDENZA INTEGRATIVA
È uno strumento tramite il quale i lavoratori, attraverso un’autonoma scelta individuale, decidono di effettuare un investimento sul proprio futuro pensionistico. Nel settore privato, tale forma di welfare è divenuta una forma di gratificazione particolarmente appetibile, soprattutto in periodi di contenimento delle politiche salariali e di bassa inflazione.

Essa prevede: contributi aggiuntivi al fondo pensione nazionale di categoria; assicurazioni previdenziali o fondi aziendali di previdenza complementare. Il vantaggio della previdenza complementare si concretizza nella possibilità di godere di un particolare favore fiscale, vale a dire della deducibilità dal reddito complessivo dei contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro alle forme di previdenza complementare.

2. SANITÀ INTEGRATIVA
Gli interventi di welfare aziendale per quanto concerne l’area della sanità integrativa si concretizzano in due tipologie differenti di istituti: le assicurazioni sanitarie commerciali e i fondi sanitari integrativi. I primi operano sulla base di principi attuariali, secondo i quali i premi sono fondati su stime probabilistiche relative alle frequenze e al costo dei sinistri; i secondi invece si configurano come forme di mutualità volontaria di natura integrativa rispetto al Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Molte aziende mettono a disposizione dei propri dipendenti programmi di assicurazione sanitaria integrativa. Talvolta, al dipendente viene offerta la possibilità di estendere la copertura sanitaria anche ai propri familiari (coniuge, convivente, eventuali figli) dietro pagamento di una piccola quota. Le prestazioni offerte da questi programmi possono comprendere la copertura di differenti tipologie di prestazioni mediche. Tra le pratiche di welfare implementate dalle imprese, l’assistenza sanitaria integrativa è quella che maggiormente viene riconosciuta dagli utenti e che permette più di tutte il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

3. SERVIZIO DI ASSISTENZA
Gli impegni di cura verso gli anziani e i figli sono, per i lavoratori e soprattutto per le lavoratrici, compiti gravosi che pregiudicano la possibilità di dedicarsi serenamente al lavoro. I servizi di assistenza, intesi nell’ottica del welfare aziendale, da una parte, permettono di ottenere vantaggi economici dall’accesso a servizi agevolati acquistati dall’azienda e, dall’altra, assolvono alla conciliazione famiglia-lavoro, mettendo a disposizione dei lavoratori servizi e personale in grado di completare/integrare la cura delle persone che ne hanno bisogno.

4. ASSICURAZIONE PER I DIPENDENTI E LE FAMIGLIE
In tema assicurativo particolare rilievo viene dato alla scelta del legislatore di prevedere, nell’ambito dei servizi esclusi dalla tassazione, quelli destinati al supporto dei dipendenti e dei loro familiari in caso di incidenti o patologie che possano renderli non autosufficienti.

5. CONCILIAZIONE VITA LAVORO E PARI OPPORTUNITÀ
Tra gli strumenti a disposizione delle imprese, assume particolare rilevanza quello della conciliazione tra i tempi della vita privata e quelli della vita lavorativa. Affinché il lavoro professionale diventi un’opportunità per tutti, le soluzioni sono da ricercare a livelli differenti: a livello privato, riequilibrando il carico familiare all’interno della coppia; a livello aziendale, attraverso un incontro tra le esigenze dell’impresa e quelle dei lavoratori; infine, a livello pubblico, mediante il sostegno, la diffusione e la qualificazione dei servizi pubblici.

Il diritto a un equilibrio tra famiglia e lavoro costituisce elemento fondamentale della qualità del lavoro. L’aumento del numero delle donne che lavorano e delle famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano prevedono la necessità di trovare soluzioni legate alla cura dei figli o dei genitori anziani. Motivare un dipendente non significa però soltanto riconoscergli benefici monetari, ma anche permettergli di vivere la propria vita, di godersi la propria famiglia, di non aver paura di una sostituzione in caso di gravidanza.

Nella pratica, dunque, occorre tutta una serie di programmi volti a supportare i lavoratori nel conciliare tempi di vita e tempi di lavoro. Al fine di sviluppare determinate misure d’intervento, un’impresa può agire su quattro leve, tra loro complementari: organizzazione del lavoro, cultura aziendale, sistema di retribuzione, servizi aziendali.

Per conciliare vita lavorativa e privata, il welfare aziendale punta a sostenere una serie di servizi quali: servizi per il disbrigo di pratiche burocratiche; scuole materne, centri gioco, doposcuola; convenzioni con centri sportivi, ricreativi, culturali; trasporto aziendale e convenzioni con trasporto locale; iniziative aziendali nell’ambito di sport, cultura e tempo libero.

6. SOSTEGNO ECONOMICO AI DIPENDENTI E ALLE FAMIGLIE
Questo si sostanzia in una serie di misure quali: alloggi gratuiti o a prezzi agevolati; rimborso dell’abbonamento a mezzi pubblici; soggiorni estivi e colonie per i figli; mensa aziendale; convenzioni con mense e ristoranti; buoni pasto; prestiti agevolati, microcredito, garanzie per mutui; convenzioni e facilitazioni per l’acquisto di beni di consumo; iniziative di contrasto all’abbandono scolastico.

7. FORMAZIONE AI DIPENDENTI
Il capitale umano dell’azienda rappresenta un fattore essenziale per la sua competitività nel futuro. L’attivazione di diversi canali di formazione, l’aggiornamento continuo, lo sviluppo delle competenze permette all’impresa di evitare la stagnazione delle abilità dei propri collaboratori. Tra i vari strumenti che possono essere utilizzati, ci sono:

    • Corsi di formazione: la formazione del dipendente oltre gli obblighi di legge è una parte consistente della responsabilità sociale d’impresa e del welfare aziendale per lo sviluppo e l’innovazione del capitale umano. Non si tratta esclusivamente di mettere a disposizione progetti formativi tecnici aderenti allo sviluppo personale, ma può anche riguardare lo sviluppo di altre competenze gestionali e relazionali;
    • Congedi formativi: tra gli strumenti maggiormente utilizzati per agevolare lo studio e la specializzazione dei dipendenti, possono essere previsti brevi permessi o veri e propri congedi per tempi più lunghi;
    • Borse di specializzazione: alcune aziende prevedono borse di studio finalizzate a sostenere e a favorire il percorso formativo dei dipendenti.

8. SOSTEGNO ALL’ISTRUZIONE DI FIGLI E FAMILIARI
Nell’ambito di questa misura sono previsti: viaggi di studio all’estero; sostegno alla frequenza di corsi di laurea e master; formazione linguistica; orientamento scolastico e professionale; rimborso dei libri di testo; riconoscimenti al merito scolastico dei figli.

9. CULTURA, RICREAZIONE E TEMPO LIBERO
Per una buona pratica di welfare aziendale, rilievo particolare va dato alla cultura, alla ricreazione, al tempo libero. Possono essere implementate varie attività, come ad esempio ingressi a tariffa agevolata a cinema e a teatri. Oppure si può prevedere la costruzione di una biblioteca aziendale, che non rappresenta di per sé un impegno gravoso anche per una piccola o media impresa, dal momento che gli spazi dedicati possono essere anche limitati a qualche scaffale a muro e i libri possono essere scelti e messi a disposizione dalle biblioteche personali dai dipendenti stessi.

Alcune imprese hanno realizzato al proprio interno spazi dedicati al relax temporaneo. Può trattarsi di una semplice stanza con riviste, giochi, computer, stanze per concentrarsi, palestre con attrezzature per permettere ai dipendenti di praticare esercizio fisico, durante la pausa pranzo. Momenti di difficoltà personale, i disagi e le insoddisfazioni possono influire sulle prestazioni lavorative e sul clima di lavoro in ufficio o in un reparto. Un punto d’ascolto interno attraverso la gestione di un processo di counselling è uno spazio dedicato ad ascoltare e sostenere il personale che ne fa richiesta, siano essi manager, impiegati, mamme in rientro dal congedo, operai. Possono essere svolti momenti di ascolto periodico anche con questionari anonimi o focus group per reparti con l’obiettivo di anticipare problemi e trovare soluzioni condivise.

10. SOSTEGNO AI SOGGETTI DEBOLI E INTEGRAZIONE SOCIALE
Possono essere previste: iniziative per favorire l’inserimento dei disabili; iniziative per favorire l’inserimento di altri soggetti deboli (ad es. ex detenuti); formazione linguistica per gli immigrati; mediazione culturale; sostegni per l’abitazione; assistenza per pratiche burocratiche.

11. SICUREZZA E PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI
Una pratica di welfare aziendale non può prescindere dalla pratica di: codici di comportamento per la sicurezza; attività informative e educative per la prevenzione; certificazioni volontarie della sicurezza.

12. WELFARE ALLARGATO AL TERRITORIO
Infine, le buone pratiche di welfare possono essere estese al territorio in cui l’azienda è inserita, in particolare in materia di: case e alloggi; trasporti; scuole e asili nido; eventi culturali e ricreativi; contributo e supporto a iniziative di volontariato.

Per le aziende mettere in pratica misure relative a queste aree presuppone il raggiungimento di consistenti benefici non solo per i dipendenti ma anche per l’impresa stessa. L’obiettivo primario rimane il benessere organizzativo, che si traduce in un reale miglioramento del clima aziendale e che permette di innalzare il grado di soddisfazione e di permanenza aziendale.

Si investe per realizzare un sistema di welfare aziendale avanzato e innovativo che permetta alle persone di approcciarsi al lavoro per ottenere una realizzazione professionale ma anche personale. La condivisione degli obiettivi, l’essere riconosciuti per il proprio operato, instaurare buoni rapporti con i superiori e con i colleghi sono elementi che creano benessere personale, da cui scaturisce in automatico benessere organizzativo.

Occorre infine stabilire un percorso strutturato di monitoraggio, misurazione e valutazione del sistema di welfare, che consenta di identificare i punti di forza e i punti di debolezza di ciascuna iniziativa, per affermare l’impresa e soddisfare il lavoratore.

PROF. MARCO MENEGUZZO
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Il Welfare come elemento di competitività. Intervista ad Alberto Baban, Presidente della Piccola industria di Confindustria

Qual è oggi la fotografia della piccola industria in Italia? Com’è cambiata nell’ultimo periodo?
Le PMI costituiscono quasi la totalità del numero delle imprese italiane – sono sopra il 97% – e occupano circa l’80% dei dipendenti.

La netta differenza rispetto al passato è che si sta sviluppando una sempre maggiore consapevolezza rispetto a quello che oggi è definito welfare aziendale, anche nelle piccole e medie imprese, favorita da una serie di opportunità fiscali offerte dalle ultime due Leggi di Stabilità.

Il welfare aziendale, quindi, non è più appannaggio solo delle grandi aziende?
L’attenzione verso il benessere dei collaboratori è sempre esistito anche nelle piccole imprese, magari con un’impostazione meno strutturata rispetto alle aziende di grandi dimensioni. In passato il welfare integrativo era diffuso soprattutto nelle grandi imprese, come benefit per i lavoratori.

Negli ultimi anni la contrattazione è intervenuta su questi temi in modo più significativo, sia a livello di categoria che aziendale. Nelle PMI – che sono in realtà delle piccole comunità formate dall’imprenditore e dai suoi collaboratori, dove le relazioni sono molto forti – questa cultura è presente da sempre, considerata quasi un’estensione stessa delle attività lavorative.
In altre parole, quello che prima chiamavamo “familiarità” e rapporti interpersonali oggi iniziamo a definirlo welfare.

Alberto Baban, Presidente Piccola Industria, Confindustria

Quali sono le peculiarità delle piccole e media imprese che possono incidere anche sui piani di welfare?
La piccola industria è al suo interno molto varia, ogni singola azienda ha degli elementi distintivi non dovuti soltanto alla classe dimensionale o al settore di appartenenza ma legati al territorio e alle caratteristiche della popolazione aziendale. Le nuove norme che favoriscono il welfare permettono a molte PMI di utilizzare questi servizi a beneficio del sistema impresa, definendo l’offerta in modo sartoriale in relazione ai bisogni delle singole realtà aziendali.

La limitata conoscenza degli aspetti fiscali e normativi è un ostacolo per le PMI nell’attivazione dei piani di welfare aziendale?
La conoscenza delle opportunità offerte può essere migliorata. Nella piccola industria di solito è tutto in mano all’imprenditore o al titolare, che ricopre anche il ruolo di responsabile delle Risorse Umane, quindi può essere difficile riuscire ad intercettare tutte le possibilità disponibili. Inoltre, la conoscenza dei vantaggi fiscali del welfare aziendale da sola non basta, per scaricare a terra tutte le potenzialità delle iniziative di welfare deve essere accompagnata anche da una nuova consapevolezza sul piano culturale.

Qual è secondo lei la sfida di oggi?
È cruciale l’avvicinamento delle piccole e medie imprese al concetto di welfare come elemento di competitività. Non dobbiamo dimenticare che migliorare il welfare in azienda è un aiuto anche alla produttività e soprattutto alimenta il patto sociale all’interno dell’impresa, distribuendo il successo tra tutti coloro che partecipano alla vita dell’azienda, dal dirigente al dipendente.

Per le piccole imprese, le “reti territoriali” possono essere importanti per offrire servizi di welfare?
Tra le difficoltà maggiori per le PMI nell’attivazione di politiche strutturate di welfare ci sono i costi per l’acquisto di beni e servizi da fornitori terzi e l’assenza di informazioni e di competenze dedicate. Per fronteggiare queste difficoltà Confindustria ha promosso, con ottimi risultati, la strategia dell’aggregazione attraverso i contratti di rete con altre imprese che hanno permesso di agevolare sia la conoscenza, sia l’utilizzo dei servizi di welfare.

Nel sistema Confindustria sono già stati realizzati 4 contratti di rete per il welfare: a Varese con la rete Giunca, a Brescia con la rete Welstep, a Reggio Emilia con la rete Giano, a Trento con la rete #WelfareTrentino. Questi primi contratti coinvolgono complessivamente circa 40 aziende con oltre 10mila dipendenti. Anche nel territorio di Bolzano e Como stanno per partire due nuovi contratti di rete per l’erogazione inter-aziendale dei servizi di welfare. All’interno di queste reti ci sono aziende con 8 o altre con 20 dipendenti, che difficilmente avrebbero potuto accedere da sole a servizi di welfare così ampi e organizzati.

In che modo, secondo lei, le novità dell’ultima legge di stabilità hanno reso più fruibile l’offerta di welfare?
In realtà questo cambio culturale era già in atto negli ultimi anni. Le novità introdotte dalla normativa hanno stimolato l’attenzione verso il tema del welfare perché non vengono informati solo gli imprenditori ma tutto il mondo che sta intorno, con il vantaggio che si parli in maniera sempre più diffusa di questi nuovi modelli di impresa.

Presidente Baban, Confindustria ha preso parte al progetto Welfare Index PMI fin da subito. In quale modo questo progetto può contribuire al cambiamento culturale nelle PMI?
Siamo da sempre molto attenti al tema del welfare aziendale, sono state proprio le imprese i precursori in questo settore. Non bisogna dimenticare il ruolo svolto da Confindustria nel dialogo con le parti sociali, soprattutto per promuovere la diffusione delle iniziative di previdenza complementare e sanità integrativa, che ancora oggi trovano il loro territorio ideale nei contratti di categoria.

In questo contesto il Welfare Index PMI è per noi importante perché contribuisce ad analizzare con un livello di grande dettaglio il fenomeno del welfare aziendale nel panorama delle PMI italiane e, inoltre, favorisce sul piano culturale un avvicinamento del mondo delle piccole imprese al concetto di welfare come elemento di competitività. È, infatti, grazie allo strumento dell’autovalutazione della singola impresa rispetto a dei benchmark di settore che l’imprenditore è in grado di individuare il suo posizionamento competitivo.

Welfare su misura per ogni settore. Intervista a Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato

La realtà d’impresa dell’artigianato è caratterizzata dalla contenuta dimensione aziendale, dal forte radicamento territoriale e dal fatto che imprenditore e dipendenti lavorano gomito a gomito, sono di fatto dei colleghi di lavoro. Proprio facendo leva su queste peculiarità – spiega Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato – l’artigianato, per primo, ha puntato sul benessere dei propri dipendenti.

Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato

Com’è cambiata nell’ultimo periodo la fotografia dell’artigianato? Chi sono oggi gli artigiani in Italia e quanti sono gli occupati in questo settore?
L’artigianato è un mondo molto vasto, in grande trasformazione, presente in tutti i settori della manifattura e dei servizi, popolato da centinaia di attività, molto diverse tra loro, da quelle legate alla storia e alla cultura del nostro Paese, alle più innovative e proiettate nel futuro. Dall’agroalimentare alle biotecnologie, dalla metalmeccanica alla moda, dall’arredamento all’edilizia, dal trasporto di merci e persone al restauro di opere d’arte, dall’installazione di impianti, all’hi-tech l’artigianato è protagonista dei primati internazionali delle produzioni made in Italy.

Su 1.343.000 imprese artigiane, che danno lavoro a 2.824.000 addetti, quelle guidate da giovani under 35 sono l’11,6%, quelle a conduzione femminile rappresentano il 16%, e le aziende con titolari stranieri sono il 13,2%.

L’artigianato è ben radicato ovunque nei territori italiani: se il Nord Ovest conta 422mila aziende, il Nord Est ne vanta 315mila. Si scende a 272mila nel Centro Italia per attestarsi a 334mila nel Mezzogiorno.

La Lombardia è la regione con la maggior concentrazione di imprese artigiane: 251mila, seguita da Veneto ed Emilia Romagna, entrambe con 131mila imprese.

Qual è la dimensione media di un’impresa artigiana?
La dimensione media è pari a 2,5 addetti per impresa.

Quali sono le caratteristiche specifiche del settore dell’artigianato di cui tenere conto anche nei servizi di welfare?
La realtà d’impresa dell’artigianato è caratterizzata dalla contenuta dimensione aziendale, dal forte radicamento territoriale e dal fatto che imprenditore e dipendenti lavorano gomito a gomito, sono di fatto dei colleghi di lavoro. Proprio facendo leva su queste peculiarità, l’artigianato, per primo, ha puntato sul benessere dei propri dipendenti attraverso un welfare fondato sulla bilateralità. Abbiamo creato una strumentazione di tipo partecipativo, avviando esperienze all’insegna della sussidiarietà, del mutualismo, del protagonismo delle parti sociali. Mi riferisco al sistema degli Enti bilaterali, strumento peculiare dell’artigianato, nato 30 anni fa ed espressione di una cultura condivisa tra le parti sociali per la gestione delle relazioni sindacali, del sostegno al reddito, della formazione, del mercato del lavoro, del welfare integrativo.

Il CCNL/Artigianato prevede già servizi di welfare?
Con l’accordo firmato a novembre 2016 tra le Confederazioni dell’artigianato e Cgil, Cisl e Uil per la riforma del modello contrattuale dell’artigianato abbiamo potenziato lo strumento e i compiti degli Enti bilaterali, rafforzando, tra l’altro, l’unico Fondo di solidarietà bilaterale a valenza universale riconosciuto con decreto del Governo per offrire efficaci soluzioni di welfare agli imprenditori e ai dipendenti in caso di temporanee situazioni di crisi.

Quanto secondo Lei, le nuove normative e gli sgravi fiscali sono stati utili per il vostro settore?
Gli sgravi fiscali – peraltro ancora insufficienti per la piena affermazione di strumenti importanti come la previdenza complementare e la sanità integrativa – non sono stati finora l’elemento decisivo che ha spinto il nostro welfare di matrice bilaterale. Le nuove norme di incentivazione fiscale del welfare sono ancora tutte da sperimentare, soprattutto con riferimento alla ridotta dimensione di impresa.

La mancanza di informazioni sulle novità delle normative è un ostacolo alla realizzazione di iniziative di welfare aziendale?
Certamente, anche se l’ostacolo maggiore, normalmente, è rappresentato dalla non sempre agevole applicazione di tali normative rispetto alle micro e piccole imprese.

In che modo, secondo Lei, il legislatore potrebbe rendere più fruibile l’offerta di welfare?
Noi da tempo sollecitiamo il rinnovamento di uno Stato sociale che sia ‘a misura’ delle esigenze dei cittadini e degli imprenditori.

C’è molto da cambiare in un welfare pubblico basato su un’offerta generica ed indifferenziata che non soddisfa più nessuno, genera sprechi e privilegi, produce disuguaglianze di trattamento tra categorie economiche e tra lavoratori e in cui ormai sono più i soggetti senza tutele rispetto alle categorie protette.

Il nuovo welfare deve partire dalla domanda reale di tutela, sicurezza, sanità, benessere dei cittadini. Che non significa soltanto previdenza, ma anche le nuove esigenze di assistenza agli anziani, di cura dei bambini, di conciliazione lavoro e famiglia per le donne, di recupero del disagio sociale, di migliore qualità della vita, di istruzione, formazione e aggiornamento professionale.

Le “reti territoriali” sono una soluzione per permettere anche alle piccole imprese di offrire servizi di welfare?
Tutto ciò che consente di mettere in rete le migliori esperienze e le energie è benvenuto. Il ruolo fondamentale in tal senso, tuttavia, lo possono svolgere soltanto le associazioni d’impresa radicate nell’intero territorio nazionale.

Quest’anno Confartigianato è tra i promotori del progetto Welfare Index PMI. Perché credete nel progetto e cosa può fare il welfare aziendale per il vostro settore?
Perché crediamo nel protagonismo della persona-imprenditore nella società, nelle scelte per migliorare la qualità della vita e per concorrere a creare condizioni di contesto più adatte alle esigenze dei piccoli imprenditori, delle loro famiglie e dei loro dipendenti. Perché abbiamo una consolidata esperienza di gestione della bilateralità nell’interesse dei nostri associati, dei loro collaboratori e delle famiglie. Perché stiamo per varare un progetto specifico in materia di welfare per la comunità delle persone e della famiglia del mondo della piccola impresa.