Focus Rapporto 2018 – Salute e assistenza

Nel 2018 il 42% delle imprese attuano almeno un’iniziativa nella macro area della salute e assistenza.

Erano il 32,2% nel 2016, anno della prima edizione dell’indagine. Dunque il welfare aziendale sanitario raggiunge una platea sempre più ampia di lavoratori, anche se nel complesso ancora troppo pochi considerate le esigenze delle famiglie, sulle quali grava un onere per la salute di 34 miliardi di euro, il 23% della spesa sanitaria complessiva del nostro paese.

Nell’ultimo anno il 5,9% delle imprese hanno attutato nuove iniziative in quest’area o potenziato le iniziative in corso. Ma soprattutto, come appare nella figura 46, sono incoraggianti le prospettive: un terzo delle imprese considerano prioritario nei prossimi 3-5 anni investire nella sanità e nell’assistenza a beneficio dei propri dipendenti e dei loro familiari.

Figura 46 del Rapporto 2018

Andando nel dettaglio delle prestazioni possiamo riconoscere tre grandi categorie di iniziative in quest’area:

la sanità complementare, ovvero il sostegno alle spese sanitarie delle famiglie offerto dai fondi sanitari e da altre soluzioni assicurative;
i servizi diretti di prevenzione e cura;
l’assistenza ai familiari anziani, ai non autosufficienti e ai bambini.

Le soluzioni di sanità complementare, a copertura delle spese sanitarie dei dipendenti e dei loro familiari, sono attuate nel 35,7% delle PMI, con un continuo il trend di crescita: nel 2016 le imprese attive erano il 29,2% (figura 47). Lo strumento principale è l’adesione ai fondi collettivi di categoria: dal 22% nel 2016 all’attuale 25,2%.

Ma è sensibilmente cresciuta la quota di imprese che intraprendono ulteriori iniziative: la diffusione delle polizze sanitarie aziendali è aumentata in due anni dal 5,4% all’8,1%, mentre le imprese che hanno costituito fondi aziendali di secondo livello o hanno aderito a fondi aperti sono passate dal 3,6% al 5%.

I servizi di prevenzione e cura sono offerti da un numero ancora piccolo di aziende ma risultano in forte crescita: dal 3,6% nel 2016 all’11% nel 2018 (figura 48). Si tratta di servizi di prevenzione, screening (esami del sangue, pap test, mammografia, ECG, controlli vari) o check up generali, offerti complessivamente dal 5% delle PMI, e inoltre di campagne di prevenzione e di educazione sanitaria (1,9% delle imprese), presenza di uno sportello medico interno (3,7%), convenzioni con studi dentistici (1,3%) e altri centri di assistenza sanitaria (1,3%).

Figure 47-48 del Rapporto 2018

Con queste iniziative le imprese offrono un contributo concreto al rafforzamento del nostro welfare della salute. Mentre cresce nel paese il fabbisogno di prevenzione, cura e assistenza, la spesa sanitaria pubblica è in flessione e si estendono i fenomeni di rinuncia alla cura da parte delle famiglie, soprattutto nelle fasce meno abbienti. I bisogni sanitari sono molto differenziati per età, condizione sociale, composizione dei nuclei familiari, e altrettanto differenziate sono le capacità dei servizi sanitari nel territorio. La vicinanza alle famiglie e la prossimità al sistema locale delle prestazioni permette alle imprese di intercettare i bisogni, aggregare e rendere disponibili i servizi e facilitare l’accesso delle famiglie.

L’area dell’assistenza è la meno matura nel welfare aziendale: oggi soltanto l’1,2% delle PMI offrono servizi e iniziative di sostegno ai familiari anziani e non autosufficienti e lo 0,6% offrono servizi specialistici per i bambini.

La non autosufficienza è sicuramente uno dei temi più critici con i quali ci confronteremo nei prossimi decenni: le statistiche demografiche delineano un paese che sta diventando sempre più vecchio e con famiglie poco numerose, non in grado di sostenere la funzione tradizionale di rete primaria di protezione. Un trend che continuerà ancora a lungo: nei prossimi 30 anni la quota di
persone oltre i 65 anni passerà dal 22% nel 2016 al 34% nel 2046. Già oggi sono 2,8 milioni gli anziani che hanno limitazioni funzionali (mobilità, autonomia, comunicazione, ecc.) e sono parzialmente o totalmente non autosufficienti, come illustrato nella figura 50. A costoro si aggiungono 700.000 persone disabili di altre fasce di età, tra le quali bambini in età scolare.

Figura 49-50 del Rapporto 2018

Puoi scaricare il Rapporto 2018 qui.

Sostituzione del premio di risultato con la concessione di veicoli aziendali

Conversione del premio di risultato allargata ai benefits individuati al comma 4 dell’art. 51 del TUIR grazie ai chiarimenti contenuti nella circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 5/E del 29 marzo 2018.

Sulla base della Legge di Bilancio per il 2017 (Legge 11 dicembre 2016, n. 232) il dipendente può chiedere al datore di lavoro di convertire il premio di risultato anche con l’utilizzo di veicoli aziendali, mutui, fabbricati in uso o comodato e viaggi gratuiti nel settore ferroviario, in luogo dei cd “servizi sociali” (dall’istruzione alla ricreazione, dall’assistenza sanitaria a quella sociale, dalla cura dei figli all’assistenza agli anziani) e dei servizi generici di importo non superiore nel periodo d’imposta a euro 258,23. Ciò a condizione che la cd “welfarizzazione” sia espressamente prevista nel contratto collettivo territoriale o aziendale istitutivo del premio di risultato.

Dopo aver chiarito che, in caso di conversione, i predetti beni e servizi concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente sulla base degli imponibili convenzionali agevolati previsti dallo stesso comma 4 dell’art. 51, anziché sulla base del loro “valore normale”, la circolare n. 5/E approfondisce ogni singola fattispecie di welfarizzazione con esempi numerici. Vediamo i primi due, certamente quelli più ricorrenti.

Per quanto riguarda l’autovettura aziendale a uso promiscuo, partendo da un premio di risultato spettante di 3.000,00 euro e da un valore convenzionale annuale dell’autovettura aziendale di 1.885,50 euro, calcolato sulla base delle tabelle ACI, il lavoratore ha a disposizione la residua differenza di 1.114,50 euro che può incassare o convertire in altri benefits.

Nel caso invece del pagamento degli interessi sul mutuo contratto dal dipendente, l’esempio numerico fornito dall’Agenzia è il seguente:

▸Premio di risultato agevolabile € 3.000
▸Interessi dovuti dal dipendente in base al contratto di mutuo € 4.000
▸Interessi calcolati al tasso ufficiale di sconto € 2.000
▸Interessi rimasti a carico del dipendente dopo la conversione del premio € 1.000 (€ 4.000 – € 3.000)
▸Base imponibile del benefit € 500 (€ 2.000 – € 1.000 = € 1.000 * 50%)
▸Base imponibile da assoggettare ad imposta sostitutiva o, a scelta del lavoratore, a tassazione ordinaria ovvero sostituita con gli altri benefit, € 2.500 (€ 3.000-€ 500).

Tuttavia, contrariamente alle conclusioni dell’Agenzia, il premio residuo da assoggettare ad imposta sostitutiva o, a scelta del lavoratore, a tassazione ordinaria ovvero sostituita con gli altri benefit, è pari a zero (€ 3.000 – € 3.000).

Nel secondo esempio numerico, infatti, la sostituzione del premio di risultato avviene con “somme” e non con “beni e servizi” come nel caso dell’autovettura aziendale. Nel primo esempio valore del benefit e base imponibile contributiva e fiscale coincidono, nel secondo no.

Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP

Farco Group, una rete regionale per promuovere la salute

“Le prime iniziative di welfare aziendale sono nate per volontà del management poi nel 2013, anche grazie ad una campagna di ascolto per capire i reali bisogni dei dipendenti, si è cercato di strutturare ulteriormente il piano di welfare aziendale.”

– Roberto Zini, presidente

 

Farco Group si occupa da oltre 30 anni di sicurezza delle imprese e del lavoro ed è costituito da 4 società: Farco Srl, offre sistemi antincendio, dispositivi e prodotti per la protezione individuale e la sicurezza sul lavoro; Sintex Srl, consulenza e formazione aziendale sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, sulla prevenzione e lotta antincendio, sulla tutela dell’ambiente e sistemi di gestione; SinerMed, centro per la medicina del lavoro e sinergie sanitarie per la sicurezza; Eost, progetti, idee e servizi per la gestione energetica dell’impresa.

Al centro delle iniziative di welfare la salute e il benessere dei propri dipendenti. Oltre ad aderire al Fondo di categoria e ad avere una polizza sanitaria aziendale integrativa, sono previsti check up medici gratuiti per i dipendenti. Inoltre, è attivo un piano di assistenza con controlli specifici per determinate fasce di età e categorie a rischio (controlli alla prostata per i maschi over 50, mammografie per le donne, ecc.).

Dal 2014 l’azienda aderisce al Workplace Health Promotion – WHP, una rete regionale che ha lo scopo di promuovere la salute dei lavoratori e si articola in azioni in 6 aree distinte: dalla promozione del benessere e della conciliazione, all’attività fisica – hanno ad esempio costituito un gruppo di “podisti per caso”, con dipendenti che si ritrovano in pausa pranzo per correre o passeggiare, hanno costituito uno spogliatoio con docce in azienda per potersi lavare dopo l’attività sportiva e infine partecipano come gruppo a tutte le iniziative sportive del territorio.

Previste anche la promozione della corretta alimentazione. Infine, azioni di contrasto al tabagismo e alle dipendenze e promozione della mobilità condivisa, con incentivazione e diffusione del car pooling aziendale.

Settore: Commercio e Servizi

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Welfare Index PMI 2018: Menzione speciale – Salute e Assistenza

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Rating: Welfare Champion

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Aree di welfare più presidiate:

• Sanità integrativa

• Sicurezza e prevenzione degli incidenti

• Previdenza integrativa

• Sostegno all’istruzione di figli e familiari

• Conciliazione vita e lavoro, sostegno ai genitori

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Dipendenti: da 31 a 50