Decreto sulla detassazione dei premi di produttività

Finalmente lo scorso 14 maggio è stato pubblicato l’atteso decreto attuativo che disciplina le modalità operative per poter usufruire della detassazione dei premi di produttività.

Ogni lavoratore avente diritto al premio di produttività può scegliere di convertire, in tutto in parte, l’erogazione in denaro spettante in “premio sociale”, spendibile quindi in servizi di Welfare, a condizione che questa possibilità sia contenuta nell’accordo sindacale sulla produttività.

Oltre al beneficio fiscale immediato, il lavoratore che opta per il Welfare ha anche il vantaggio che il reddito derivante dalla produttività – massimo 2.000,00 euro o a certe condizioni 2.500,00 – non viene né computato ai fini dell’accesso alle prestazioni previdenziali e assistenziali pubbliche; né ricompreso nei limiti reddituali – euro 50.000,00 – per l’accesso al premio di produttività detassato dell’anno successivo.

Facciamo un esempio: si pensi a un dipendente che ha percepito una retribuzione lorda di euro 49.000,00 più euro 2.000,00 di premio di produttività (non convertiti in Welfare) in un dato anno; l’anno successivo non avrebbe più diritto al premio di produttività detassato o convertibile in welfare dato che la somma dei suoi emolumenti, pari a euro 51.000,00, eccederebbe il limite previsto dalla norma. Qualora invece il dipendente chieda di convertire il premio di euro 2.000,00 in servizi Welfare, può aver accesso nel successivo anno al beneficio derivante dall’accordo di produttività, non verificandosi il superamento della soglia dei 50.000,00 euro.

E se non c’è l’accordo sindacale sulla produttività? Oppure se i sindacati non volessero creare un meccanismo di conversione tra premi e Welfare? Nessun problema, nulla è precluso! In queste ipotesi, infatti, per attuare un piano di Welfare il datore di lavoro può ricorrere ad un regolamento aziendale unilaterale, oppure concordarlo con i sindacati senza alcun riferimento alla produttività. In entrambe queste situazioni può quindi essere elaborato ed erogato un piano di Welfare aziendale senza particolari procedure formali, salvo individuare categorie omogenee dei soggetti aventi diritto, definendo beni e servizi da riconoscere ai lavoratori. Ovviamente, oltre al beneficio della fiscalità agevolata, il pacchetto Welfare così progettato non è soggetto ai limiti reddituali (euro 50.000,00) e di valore (euro 2.000,00) previsti in capo ad ogni dipendente per accedere alla retribuzione di produttività.

Claudio Della Monica
Consulente del Lavoro – Della Monica & Partners srl STP

Paycircle, l’azienda che ha abolito gli orari di lavoro

Paycircle, composta da 15 dipendenti con un’età media di 27 anni, è una piccola azienda londinese che offre servizi per le paghe online ad altre PMI.

L’azienda ha recentemente attirato l’attenzione della BBC per aver abolito gli orari di lavoro dei suoi dipendenti che possono inoltre, dopo la riunione che si tiene ogni lunedì mattina, scegliere in totale autonomia da dove svolgere i propri incarichi e quante ferie prendere, perfino una settimana intera con un solo giorno di preavviso. L’azienda insomma valuta i risultati e non le ore trascorse in ufficio.

Le domande sembrano essere sempre le stesse: quanto successo può avere un sistema di orario così flessibile e può portare a degli abusi da parte dei dipendenti? “Il sistema – ha spiegato alla BBC Catherine Pinkney una delle fondatrici di Paycircle – si basa sulla fiducia, la maturità e il rispetto tra colleghi”. “Questo – ha aggiunto – non è un parco giochi e lavoriamo con tempi stretti”.

I lavoratori resi autonomi e responsabilizzati, hanno raccontato alla BBC di sentirsi più felici e produttivi. Roisin Gray, dipendente ventiduenne di Paycircle ha infatti dichiarato: “Dal momento che nessuno veglia su di me tutto il tempo, vado avanti con il mio lavoro. Questo significa che lavoro di più”. Insomma, da Paycircle la parola chiave sembra essere collaborazione.

Workshop sul ruolo del Terzo settore nell’erogazione di servizi ai dipendenti

Si intitola “Il futuro del welfare aziendale nelle PMI: tra profit e no profit” e si terrà il prossimo 10 maggio alla Biblioteca Ambrosiana di Milano: si tratta di un workshop promosso da Vita e da Generali Italia dedicato al ruolo del Terzo settore nella crescita dei servizi di welfare dentro le imprese.

Tra i protagonisti, Stefano Granata, Giuseppe Guerini (presidente di Federsolidarietà) e Andrea Mencattini (Chief Life & Employee Benefits Officier di Generali Italia). È prevista anche la partecipazione delle imprese che si sono distinte nel Welfare Index Pmi promosso da Generali Italia e da imprese sociali. Il workshop sarà anche l’occasione per presentare il nuovo bookazine VITA che al Welfare aziendale dedica la sua cover story.

Per partecipare scrivere a eventi@vita.it